Il coronavirus, almeno per ora, non ha messo in ginocchio il mercato delle gite scolastiche. “Non ci risultano cancellazioni di gite scolastiche già prenotate”, assicura Cinzia Renzi, presidente Assoviaggi-Confesercenti Roma e Lazio e nel direttivo nazionale di Assoviaggi, che aggiunge: “Secondo gli standard degli scorsi anni registriamo, in Italia ed in particolare a Roma, uno standby a macchia di leopardo. Ovvero: chi non ha prenotato sta aspettando per fare le prenotazioni, ma comunque siamo fiduciosi che i viaggi ci saranno. Anche perché non c’è motivo di allerta sulle destinazioni che sono Italia o in UE”.
Soddisfazione per la mancanza di cancellazioni è stata espressa dall’Associazione presidi di Roma e Lazio, guidata da Mario Rusconi. “È positivo – dice il dirigente scolastico – che non risultino cancellazioni nei viaggi di istruzione. È il segno che l’allarme Coronavirus non si è trasformato in allarmismo. Rinunciare ad un viaggio di istruzione, oltre ad un danno economico, comporta anche un danno conoscitivo e didattico. La scuola, poi, è abbastanza allenata su questo tipo di emergenze”. Intervistato dal Corsera, sul tema ‘gite scolastiche’ Angelo Borrelli, capo della Protezione civile e commissario per la gestione dell’emergenza coronavirus spiega che “deciderà il ministero della Salute dopo aver interpellato il comitato scientifico creato con l’ordinanza. Tutte le decisioni vengono prese in maniera collegiale e l’ultima parola spetta al presidente del Consiglio”. E il ministero dell’Istruzione conferma che quella è la linea che si segue.
Piuttosto il tema, negli ultimi anni, è che gli studenti in gita scolastica sono una specie in via d’estinzione: ormai sono più i ragazzi che non partono rispetto a quelli che fanno il tradizionale viaggio d’istruzione, dormendo almeno una notte fuori casa. Una tendenza in corso da parecchio tempo che recentemente ha raggiunto il picco massimo. Lo scorso anno, secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio sulle Gite Scolastiche di Skuola.net, la metà esatta – dei 12 mila studenti di medie e superiori presi a campione – ha dovuto rinunciare alla partenza. E in alcune aree del Paese la situazione è stata ancora più accentuata: al Sud la quota di ragazzi che sono rimasti a casa è diventa maggioritaria, salendo al 55%. Inoltre, c’è un altro dato interessante: più di 1 studente su 3 si muove alla volta di una destinazione diversa dai luoghi classici, lontana dal caos delle città più grandi.