L'ennesima indiscrezione sul decreto liberalizzazioni del Governo, questa volta sulla durata di soli 4 anni per le concessioni di spiaggia, fa nuovamente insorgere gli operatori balneari. Temporaneamente calmati dalla 'legge delega' 21/2011 e dal suo art.11 sulle concessioni demaniali con cui il Governo si era dato 15 mesi per le misure che tolgano l'Italia dall'infrazione Ue e diano il via nel 2015 alle contestate gare per affidare i servizi di spiaggia, ora l'indiscrezione ha rimesso in subbuglio i balneari, già vigili per l'incontro del 23 febbraio a Roma. Per l'assessore al Turismo della Provincia di Rimini, Fabio Galli, quattro anni di concessioni 'senza proroga' sono pochi per gli "imprenditori interessati ad investire", si rischia la logica 'razziatrice' dei grandi gruppi.
Gli operatori storcono il naso e chiedono di stralciare le spiagge dal decreto liberalizzazioni: così Giorgio Mussoni, presidente di Oasi Confartigianato (1.500 imprese balneari) e il presidente di Sib-Confcommercio dell'Emilia-Romagna, Giancarlo Cappelli, che argomenta: volevano "proposte entro il 31 gennaio. Ma quali proposte se la bozza stravolge una decisione assunta dal Parlamento appena qualche settimana fa e, con essa, tutto il lavoro di concertazione?". Insieme a Ravenna le tre categorie di Cna, Confcommercio e Confesercenti: alla 'riffa quadriennale' potrà vincere solo chi ha "denaro facile. Non certo le 30 mila famiglie che hanno profuso risorse e anni di lavoro", così "tutti i balneari italiani sono in stato di mobilitazione": già fissate le riunioni (anche il 17 gennaio a Cesenatico e il 18 a Roma) per studiare le proteste nazionali.