E nella Manovra spunta tassa soggiorno anche per Airbnb e Booking

Novità all’orizzonte per per i turisti abituati ad alloggiare in affittacamere o case private prenotate tramite agenzie o portali online come Airbnb e Booking. Gli affitti brevi potrebbero infatti essere equiparati agli alberghi e alle normali strutture turistico ricettive e anche lì potrebbe essere quindi riscossa la tassa di soggiorno, finora non richiesta in questo tipo di immobili.

A prevederlo è una serie di emendamenti alla manovra-bis presentati in Commissione Bilancio della Camera. Sulla scia di quanto proposto dalla stessa Airbnb nel corso delle audizioni sul dl, Pd e Area Popolare hanno presentato una serie di proposte per l’equiparazione. Il portale online ha infatti già sperimentato il meccanismo all’estero, per esempio in Francia, dove il sistema ha dato prova di poter funzionare.

Quella piovuta sugli affitti brevi è una vera e propria valanga di emendamenti, volti in gran parte a stringere le maglie della misura che, così come concepita, potrebbe ‘lisciare’ l’obiettivo di lotta all’evasione. Alcune proposte puntano quindi a modificare la dicitura ‘sostituti di imposta’ (funzione che Airbnb e Booking – senza stabile organizzazione in Italia – non possono al momento esercitare) con ‘agenti contabili’. Altre, sempre del Pd, mirano ad estendere alle case private l’obbligo di copertura assicurativa contro eventuali danni dei clienti o a prevedere agevolazioni, con cedolare secca ridotta, per i proprietari under 40 o sotto una certa soglia euro di reddito (10.000 o 5.000 euro). Molti insistono invece su accordi tra l’Agenzia delle Entrate e i portali online per il monitoraggio e la gestione delle locazioni e dei dati di proprietari e affittuari, in modo da combattere l’evasione fiscale nel settore. Il governo ha già espresso, per bocca del viceministro dell’Economia, Enrico Morando, la disponibilità a ritoccare la norma, pur nella salvaguardia dell’impianto di fondo.

 

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