Una corsa contro il tempo per far partire in sicurezza la stagione dello sci in Italia, evitando situazioni come quelle di sabato scorso, a Breuil-Cervinia, con sciatori schiacciati come sardine nella funivia e lunghe code alla biglietteria. E’ una delle sfide su cui sono impegnati in queste difficili ore del dopo Dpcm i presidenti delle Regioni; soprattutto di quelle alpine, ma non solo, considerato che l’unica a non avere impianti di risalita è la Puglia.
Dopo lo stop imposto dal decreto del Governo la grande paura è che possa collassare un settore che produce in Italia un fatturato diretto di un miliardo e 200 milioni di euro all’anno e impiega 12 mila persone. Senza considerare l’indotto turistico che, secondo alcune stime, vale sette volte tanto.
Il decreto del governo ha chiuso i comprensori sciistici, salvo che per gli atleti, ma ha lasciato aperto uno spiraglio importante anche per gli sciatori amatoriali: la possibilità di riaprire a tutti dopo l’adozione da parte della Conferenza delle Regioni di linee guida validate dal Cts, per “evitare aggregazioni di persone e, in genere, assembramenti”. E proprio sulla stesura di un protocollo unico si stanno confrontando in queste ore le Regioni, l’Associazione degli imprenditori funiviari (Anef) e anche la Federazione degli sport invernali (Fisi).
“Se evitiamo inutili personalismi si può arrivare a un documento condiviso, le differenze in campo non sono molte e non sono sostanziali, credo che a breve riusciremo ad avere un proposta da portare alla Conferenza delle Regioni”, spiega Valeria Ghezzi, presidente di Anef. Tra le questioni aperte: il tipo di mascherina da rendere obbligatoria (chirurgica o di comunità) e alcuni dettagli sulle procedure di sanificazione. La scivolosa questione della capienza sembrerebbe invece già risolta: “Credo – aggiunge Ghezzi – che si vada verso una riduzione dell’80% della portata degli impianti chiusi, come le funivie per esempio, mentre quelli aperti potrebbero viaggiare pieni: spero che si capisca che se siamo seduti, vestiti da sci, con le vie respiratorie protette, il casco e gli occhiali possiamo anche stare in quattro su una seggiovia da quattro posti”.