Regno Unito, Iata dice no a oneri per l’aviazione

Bisignani: solo prelievo fiscale, no credibilità come incentivo ambientale

Abbandonare il provvedimento sugli oneri per l’aviazione (Aviation Duty): questa l’esortazione della Iata al  governo del Regno Unito. Per il direttore generale e amministratore delegato della Iata, Giovanni Bisignani si tratta infatti di "un puro e semplice strumento di prelievo fiscale. Non ha alcuna credibilità come incentivo per migliori prestazioni ambientali e i proventi fiscali non verranno utilizzati per sostenere obiettivi a favore dell’ambiente". Rispondendo alla richiesta di consultazione da parte del governo inglese, l’ad ha anche spiegato che "il provvedimento porterà a gravi conseguenze economiche discriminatorie e a distorsioni del mercato. Avrà come risultato una doppia tassazione e ridurrà la posizione concorrenziale del Regno Unito" e "non potrebbe essere più inopportuno". Gli oneri aeroportuali a carico dei passeggeri (Air Passenger Duty), spiega la Iata, "sono stati raddoppiati nel 2007 ed attualmente ammontano a 2 miliardi di sterline inglesi all’anno. Dal primo novembre 2009, il progetto di legge sull’Aviation Duty sostituirebbe le norme attuali con un ricavato annuale pari a 2,5 miliardi di sterline inglesi. Entro il 2011-2012 questo importo potrebbe raggiungere i 3,5 miliardi di sterline. In aggiunta, il Regno Unito prevede di adottare dal 2012 lo schema di regolamentazione delle emissioni limitato alla Ue, con un ulteriore aggravio dei costi".
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