Terravision replica: i fatti risalgono a vecchie indagini

A seguito della notizia “Terravision, boss accusato di bancarotta: sequestrasti conti, licenze e 13 bus”, pubblicata lunedì 25 luglio, la stessa Terravision ha inviato una replica spiegando come stanno i fatti.

“Le notizie riportate dalla stampa, in questo caso anche dalla Guardia di Finanza, – si legge in una nota diramata da Terravision – danno una versione errata della situazione giudiziaria riguardante il gruppo Terravision, anche e soprattutto a seguito del provvedimento a carico di Fabio Petroni.

L’indagine della GDF si è conclusa prima del 2013, non in questi giorni. In quel tempo, nonostante il rigetto del GIP, alcuni rami d’azienda, quindi non tutta la realtà societaria, furono sottoposti alla cura e alla responsabilità dell’AG. L’accertamento dei fatti, ovvero di eventuali addebiti per l’ipotesi di reati connessi alla bancarotta, appartiene da tempo ad un regolare processo, ancora pendente in primo grado, ormai alle fasi conclusive.

Petroni – che da anni non interferisce sulla vita dell’impresa in ossequio all’azione della Magistratura – ha manifestato piena disponibilità a collaborare con la giustizia, dunque non si è mai sottratto ad alcuna fase delle indagini e del processo nel convincimento che possa essere fatta piena luce sulle operazioni contestate, riconoscendo la rettitudine e buona fede del suo operato.

Nel frattempo, d’accordo con gli amministratori giudiziari, si è proceduto in questi anni a garantire il servizio “low cost” del trasporto privato da vari aeroporti, in Italia e all’estero. Nei giorni scorsi è stato approvato il bilancio 2015 della società che in Italia si occupa del trasporto, predisposto dagli stessi amministratori giudiziari – con un utile di oltre 300mila euro – senza che la proprietà abbia apportato modifiche o sollevato obiezioni in sede di assemblea”.

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