Sono 712, a luglio 2015, i Comuni italiani che hanno l’imposta di soggiorno, ai quali debbono essere aggiunti altri 23 Comuni con solo la tassa di sbarco per un totale di 735 Comuni, pari al 9,1% di tutti i Comuni esistenti in Italia e al 17,7% di quelli che possono applicarla. Nel luglio 2013 i Comuni con imposta di soggiorno erano 470 e l’anno scorso 628.
I dati sono contenuti nella sesta edizione del Rapporto sull’imposta di soggiorno dell’Osservatorio sulla fiscalità locale di Federalberghi, fondata sull’analisi dei bilanci e su 300 interviste dirette ai Comuni, svolte da maggio a inizio luglio 2015.
Complessivamente, in tutto il Bel Paese, le risorse finanziarie raccolte sono di 428,7 milioni nell’anno in corso (2015) spinte in alto dai forti aumenti degli incassi rilevati a Roma dove si pensa che saranno raggiunti i 123 milioni di incassi dai 78,4 del 2014, e a Milano dove dovrebbe toccare i 61 milioni dai 35,5 del 2104.
Nel 2012 gli incassi sono stati 162,007 milioni, nel 2013 247,992 milioni e nel 2014 337,3 milioni. Rispetto ai clienti presenti nel Comune, l’imposta, nell’anno 2014, ha inciso in media per 0,89 euro per ogni presenza sul totale di quelle nazionali (comprese quelle dei Comuni che non adottano il tributo), al momento stimate dall’Istat 378,245 milioni.
Nel 2014, l’imposta di soggiorno ha fruttato 3,44 euro per ogni pernottamento a Milano, 3,20 euro a Roma, 2,59 euro a Firenze, 2,48 euro a Venezia, 1,01 euro a Napoli per via delle più basse tariffe; ancora meno, perché le tariffe sono ancora più basse ed è più limitato il periodo di adozione, è l’incidenza media a Rimini (0,92 euro).
Una famiglia (padre, madre e figlio undicenne) che in periodo di alta stagione soggiorna in un albergo di tre stelle per due giorni spende 24 euro di imposta a Roma, 17,50 euro a Venezia, 14 euro Firenze 12 euro a Milano; spenderebbe 6 euro se soggiornasse a Rimini e 4,20 euro se soggiornasse a San Michele al Tagliamento.
La voce dell’imposta di soggiorno è rilevante con incidenze intorno al 5% o superiori per il totale delle entrate tributarie di diverse città. Da quanto emerge, la metà delle risorse raccolte è impiegata in attività di interesse culturale: organizzazione di eventi e manifestazioni culturali (19,8%), sostegno di iniziative culturali (17,1%) e difesa e valorizzazione delle tradizioni e identità locali (13,2%). La prima voce specifica degli impieghi è, tuttavia, la promozione turistica, con più di una destinazione di più di un quinto (22,1%) del gettito dell’imposta; il 38,4% è invece dedicato alle attività turistiche e alla loro promozione mentre il 10,5% alle questioni ambientali compreso anche il sostegno del trasporto pubblico.
Infine, c’è da rilevare che l’imposta di soggiorno del Belpaese è la più alta in Europa. In Italia infatti, l’imposta di soggiorno dà già un gettito che è superiore del 30% a quello della storica taxe de sejour francese, pur non essendo applicata in tutti i Comuni.