Il turismo enogastronomico, che in Italia muove dai 4 ai 6 milioni di enoappassionati per un giro d'affari di almeno 3 miliardi di euro, "soffre troppo di polverizzazione, banalizzazione (troppe sagre), 'disneylizzazione' dei centri storici, e soprattutto mancanza di progettualità. Occorre saper fare 'turismo di cattura'". Lo ha detto Franco Taiti, curatore del Rapporto Annuale n. 10 "Osservatorio sul Turismo del Vino in Italia" promosso dalle Città del Vino e realizzato dal Censis Servizi durante la sua presentazione a Roma.
L'enoturismo è ancora un motore dell'economia nazionale ma, ha ammonito Taiti, "le mode passano, ma le tendenze vanno coltivate con intelligenza. Freniamo quindi le sagre insensate e prive di tradizione e le visite in cantina scontate e tutte uguali, per promuovere – è la proposta del presidente onorario di Censis Servizi – nuovi format: le fiere identitarie di settore, il turismo di esperienza che è fatto di narrazione, iniziative commerciali come Eataly, web e comunicazione su tablet".
"Occorre poi favorire – aggiunge Taiti – le alleanze tra i Comuni per meglio utilizzare marchi ombrello che sono attrattivi, come il Chianti, il Salento, la Romagna, la Maremma. Abbiamo seminato tanto per costruire il nostro patrimonio enogastronomico, non possiamo rischiare che l'enoturismo diventi un fenomeno maturo, con una offerta troppo dispersiva".
Secondo il presidente delle Città del Vino, Giampaolo Pioli, il turismo enogastronomico in Italia "non gode della giusta attenzione da parte del governo, che con la spending review pensa addirittura di eliminare il ministero del Turismo, già accorpato con gli Affari Regionali e lo Sport in un dipartimento senza portafoglio, in un momento in cui serve più che mai una regia nazionale che promuova il sistema turistico Italia come brand".