Parlamento inglese contro il ceo di Thomas Cook. La replica: colpe non solo mie

Raffica di contestazioni oggi, dinanzi alla commissione Industria della Camera dei Comuni britannica, per Peter Fankhauser, ex amministratore delegato dello storico tour operator Thomas Cook finito nelle settimane scorse in bancarotta con conseguenze pesanti per 22.000 dipendenti e centinaia di migliaia di turisti in vacanza.

I deputati lo hanno messo sotto torchio sul fallimento, su una situazione di crisi alimentata da anni a suon di debiti e soprattutto sui ricchi bonus incassati al top management fino non molti mesi prima del crac definitivo. La presidente laburista della commissione, Rachel Reeves, gli ha chiesto se non fosse il caso di restituire e destinare ad altri scopi le 750.000 sterline intascate da lui personalmente (mezzo milione in contanti, il resto in azioni) nel 2017 e ha aggiunto che solo così la sua richiesta di scuse avrebbe un vero valore.

Ma Fankhauser, pur tornando a scusarsi, non ha promesso nulla (“ci rifletterò su, ma non decido oggi”, ha tagliato corto). Mentre ha rivendicato di aver lavorato “instancabilmente” con il resto del vertice aziendale per trovare in extremis compratori e risorse, e scongiurare il collasso, non senza allargare le responsabilità per il fallimento di questi sforzi a “molteplici attori”.

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