Shock a Bangkok dopo che un 14enne thailandese con un passato di problemi mentali ha ucciso due persone e ferito almeno cinque sparando all’interno del centro commerciale Siam Paragon, uno dei templi dello shopping nel centro della capitale. L’emergenza si è conclusa in meno di un’ora, quando l’aggressore è stato arrestato senza opporre resistenza, farfugliando di aver agito perché si sentiva “minacciato” da ignoti. L’attentato, il terzo del genere in Thailandia in tre anni, ha riaperto le polemiche sulla sicurezza e sulla facilità di procacciarsi
fucili e pistole in un Paese dove in teoria il possesso di armi da fuoco è severamente regolamentato.
Nonostante lo slogan di ‘Paese dei sorrisi’, la Thailandia ha uno dei tassi di omicidi più alti dell’Asia, e le leggi sul possesso delle armi possono essere facilmente aggirate sul mercato nero. Tuttavia, i controlli di sicurezza all’entrata di centri affollati o della metropolitana sono spesso
superficiali, se non inesistenti. E ora, in un periodo in cui l’afflusso di turisti cinesi è già in calo per il rallentamento economico in Cina, un attentato nella mecca dello shopping rischia di avere serie ripercussioni sul turismo in particolare asiatico, tradizionalmente più sensibile al tema della sicurezza.