Pere Aragones, presidente della Catalogna, ha annunciato formalmente la fase di emergenza a Barcellona, nell’area metropolitana e in altri 200 comuni, a causa delle riserve idriche scese sotto il livello di guardia del 16% della capacità. I razionamenti già in vigore nel nord della regione, previsti dal Piano speciale per la siccità (Pes), con misure progressive volte ad “anticipare gli scenari peggiori”, che riguarderanno anche la città di Gaudì.
La scarsità dell’oro blu ha posto l’amministrazione comunale davanti al dilemma se tagliare l’acqua ai turisti o condannare a morte i 35.000 alberi cittadini, o almeno la gran parte delle specie verdi meno resistenti alla siccità. Il sindaco Jaume Colboni, che si è riunito a dicembre con i rappresentanti del settore alberghiero e turistico per definire un piano di risparmio dei consumi, l’ha risolto mettendo in conto che una buona parte del patrimonio verde cittadino non sopravviverà. Il limite giornaliero a persona è di 200 litri, riducibili a 160 nelle fasi successive dell’emergenza, che si prevedono in prossimità dell’estate, quando peserà anche l’alto numero di turisti. Divieto di docce sulle spiagge.
Alla direzione di Turismo della Generalitat assicurano che da tempo l’industria alberghiera è pronta per sostituire rubinetti e docce con diffusori, l’acqua potabile con quella di mare nelle piscine di alberghi e camping e con campagne di sensibilizzazione per i visitatori Ma i conti non tornano. Secondo le statistiche di Barcelona Region citate da El Pais, è proprio il settore alberghiero a preoccupare, con il consumo medio per turista di oltre 545 litri giornalieri in hotel da 5 stelle, 373 in quelli di 4 stelle, 232 in quelli di 3 stelle e così via, molto superiori alla media domestica.