Festeggiare la Pasqua ortodossa a Cipro

Nel 2018 la Pasqua ortodossa cade l’8 aprile, una settimana dopo quella cattolica, e questa breve distanza temporale tra le due ricorrenze può essere un’ottima ragione per trascorrere una settimana a Cipro. Il clima cipriota ad aprile è già ideale per vivere un po’ il mare, stare all’aria aperta e godersi lo spettacolo della fioritura, tra piante di agrumi, fiori di campo, accese bounganville e lo sbocciare delle orchidee selvatiche.

Si inizia con una settimana di anticipo, solitamente il sabato che precede la Domenica delle Palme. Questa giornata è, anche, dedicata a San Lazzaro che, resuscitato da Cristo e perseguitato dai Giudei, sbarcò a Cipro, divenne il vescovo di Kition (Scala), poi ribattezzata Larnaka, ovvero ‘urna di Lazzaro’ e dove si dice sia stato sepolto. È proprio a Larnaka, che ogni anno, per celebrarlo viene organizzata una processione molto seguita.

Una delle usanze più belle è la colorazione delle uova, che abitualmente viene fatta il Giovedì Santo. La tradizione vuole che si utilizzi una radice locale, ‘rizari’, che rilascia sui gusci un colore rosso intenso, simbolico del sangue di Cristo, mentre le uova ricoperte parzialmente di erbe e fiori vengono fatte bollire.

Un altro momento particolare è quello in cui, il Venerdì Santo, le ragazze decorano gli Epitafios, strutture in legno lavorato e poste al centro di ogni chiesa per simboleggiare il santo sepolcro, con fiori. Alla fine della messa del venerdì vengono portati lungo le vie di paesi e città accompagnati da seguitissime processioni

Un altro passaggio legato alla tradizione nella serata del sabato santo, è il Lambratzia, il rogo che dovrà bruciare, nei cortili delle chiese, il pupazzo raffigurante Giuda su una pira di legni e rami raccolti da bambini e ragazzi nella settimana che preceda la Pasqua. A mezzanotte, accendendo un cero, il papas (prete) solennemente declama ‘Christós Anésti’, ‘Cristo è risorto’, e le persone presenti rispondono all’unisono ‘Alithós Anésti’, ‘Davvero risorto’, scambiandosi baci in segno di pace. Quindi tutti si avviano all’altare per accendere la propria candela dal cero del prete, che dovrà essere portata a casa senza farla spegnere. E dopo i momenti dedicati a onorare il lutto per la morte di Cristo, al termine del sermone, si può festeggiare con gioia la risurrezione.

L’usanza che appassiona tutti è la sfida tra le uova decorate con cui si ingaggiano vere e proprie battaglie, punta contro punta, per vedere quale si rompe per prima. Il momento più gioioso è la domenica di Pasqua e, soprattutto, nei paesi più piccoli si festeggia pranzando all’aperto con tanti commensali seduti allo stesso tavolo. Dopo pranzo, si può assistere ai duetti poetico-musicali chiamati ‘tchatismata’.

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