Lo Xinjiang diventerà la ‘Svizzera’ della Cina sulla scia delle Olimpiadi

La Cina ha deciso che lo Xinjiang, regione del lontano nordovest, sarà la Svizzera d’Asia. E’ solo una questione di tempo perché i progetti milionari in ballo ci sono già, alcuni avviati o completati, altri frenati per le turbolenze legate alle accuse di genocidio mosse contro Pechino dagli Usa a danno delle minoranze musulmane, di etnia uigura. L’obiettivo è adesso di cogliere la spinta delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022 per accelerare il passo, assecondando le ambizioni della Cina di potenza globale anche negli sport invernali.
L’11 gennaio, il ministero della Cultura e del turismo e l’Amministrazione generale dello sport hanno approvato la prima lista di 12 resort di sci alpino con importanza nazionale e due sono nello Xinjiang: Altay Ski Resort e Urumqi Nashan Ski Resort.

La prefettura di Altay, incastrata tra Kazakhstan e Mongolia, è il cuore del progetto: Keketuohai e Hemu (entrambe operative e in fase di sviluppo) e Tanasi (ancora in discussione) sono tre iniziative della Tailue Group il cui valore complessivo è stimato in circa 150 milioni di dollari. Altri investimenti privati sono quelli di Saili Muhu e Silk Road che si trova però in un’altra area non distante dal capoluogo della regione, Urumqi.
“C’è la massima attenzione in Cina sullo Xinjiang perché gli investimenti si stanno orientando lì – ha osservato Remigio Brunelli, managing director di Tecnica Group China – Gli sforzi sono quelli di mettere a punto un’accoglienza di primo livello, verso standard internazionali. La stagione invernale nella regione è lunga, da fine novembre ad aprile, sull’esempio di Nord America ed Europa”.
La forte domanda di sport invernali ha portato crescenti opportunità di mercato e nel Paese sta nascendo una catena industriale completa legata allo sci: oltre 346 milioni di cinesi hanno partecipato ad attività di sportive invernali da quando Pechino si è aggiudicata i Giochi nel 2015, con un tasso di partecipazione del 24,56%, secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica: un po’ generosi perché includono anche coloro che hanno usato almeno una volta i pattini su ghiaccio. In Cina ci sono ora 654 piste di pattinaggio standard (+317% sul 2015) e il numero di stazioni sciistiche è passato dalle 568 del 2015 alle 803 attuali. I viaggi legati al turismo sul ghiaccio e sulla neve sono saliti da 170 milioni nel periodo 2016-2017 ai 254 milioni del 2020-2021, con un’ipotesi a quota 305 milioni nella stagione 2021-2022, secondo un fresco rapporto della China Tourism Academy (CTA) e Mafengwo, un servizio di viaggio e una piattaforma di social networking. Il modello vede la regione nordorientale (Jilin e Heilongjiang), quella di Pechino-Tianjin-Hebei e lo Xinjiang come i tre pilastri.
“Le Olimpiadi invernali porteranno la Cina a coltivare una filiera completa del ghiaccio e della neve”, ha notato Zhang Xiandong, rappresentante di vendita in Cina per l’agenzia di viaggi invernali online italiana Snowit. Anche per le aziende tricolori si aprono nuove opportunità: a Pechino 2022, ad esempio, la Techno-Alpin di Bolzano ha fornito i cannoni per la neve artificiale e la Prinoth di Vipiteno i macchinari battipista.

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