Si allarga a 25 Paesi, dai precedenti 22 annunciati, il divieto d’ingresso imposto dal governo britannico nell’ambito di una più generale stretta anti Covid ai confini britannici per cercare di frenare la circolazione di nuove varianti del coronavirus: in primis le temute mutazioni identificate in Brasile e in Sudafrica. Il provvedimento include ora nella ‘lista rossa’ dei collegamenti a massimo rischio anche Emirati Arabi Uniti, Ruanda e Burundi, che vanno ad aggiungersi ai 21 Stati sudamericani, dell’Africa australe e al Portogallo sottoposti a bando di viaggio temporaneo. Il provvedimento prevede lo stop di tutte le partenze e quello degli arrivi di chi non sia cittadino o residente nel Regno Unito o in Irlanda. Previsto pure l’obbligo di quarantena per 10 giorni senza eccezione, nei casi di rimpatrio, in isolamento in strutture alberghiere sorvegliate destinate a essere messe a disposizione dal governo.
Per i viaggiatori in arrivo nel Regno da tutti gli altri Stati del mondo (Italia inclusa) resta invece in vigore solo l’obbligo di un test Covid negativo eseguito entro 72 ore prima della partenza e quello di un isolamento precauzionale di 10 giorni a domicilio. Previsti inoltre per tutti controlli di polizia più severi – anche fisici – alla frontiera e confermato il divieto di qualunque viaggio non giustificato da motivi essenziali, medici o di lavoro, in arrivo come in partenza. Con l’indicazione, ribadita sia dal premier Boris Johnson sia dalla ministra dell’Interno, Priti Patel, che gli spostamenti per turismo in presenza dell’attuale lockdown vanno considerati ora “illegali”; e che non saranno ammessi come viaggi “di lavoro” i trasferimenti di “influencer” e affini verso località di vacanza pubblicizzati nei rispettivi profili sui social media.