Il turismo nel Regno Unito genera ogni anno circa 66 miliardi di sterline (quasi 76 miliardi di euro) e, malgrado la prospettiva incombente della Brexit, non conosce sosta. Anzi cresce, in modo esponenziale: nel 2017 il record assoluto, con quasi 40 milioni di visitatori da tutto il mondo, di cui 1,8 milioni di italiani – anch’essi un record -, i quali hanno da soli generato un giro d’affari di 841 milioni di sterline (965 milioni di euro). Lo ha reso noto il sottosegretario britannico a Cultura, Turismo e Patrimonio, Michael Ellis, a Roma per un incontro con il ministro della cultura Alberto Bonisoli.
In base ai dati di un sondaggio Swg fra i visitatori italiani, emerge che uno su due (53%) è stato di recente in Gran Bretagna, negli ultimi cinque anni, e l’86% ci vorrebbe ritornare. Nove giovani fra i 18 e i 24 anni su 10 ha avuto un’esperienza positiva. La Brexit inoltre, secondo il sondaggio, non scoraggia 3 su 4 fra turisti, studenti e uomini d’affari.
Il limite del turismo di provenienza italiana è ancora quello della capitale, che assorbe la parte preponderante dell’attrattiva delle isole britanniche. Tuttavia, ha assicurato l’esponente del governo di Londra, l’interesse per ciò che non è londinese cresce, piano piano. In testa fra le mete alternative c’è la Scozia, comprese le isole e le zone remote delle Highlands. Ci sono Oxford e Cambridge nonché gli oltre 300 fra Stately Home (residenze e palazzi antichi) e castelli che punteggiano il verde territorio britannico. E di recente si sta svegliando un certo interesse per l’Irlanda del Nord, sull’onda anche di serie televisive come il “Trono di Spade”.
Il turismo ‘extralondinese’ – ha spiegato poi Ellis – è anche meno caro rispetto ai prezzi elevati della capitale, che però sono un po’ calati negli ultimi tempi.