Si allarga il fronte dei paesi che chiedono a Uber di riconoscere più diritti ai loro autisti. Dopo la Gran Bretagna, le autorità di New York hanno dato ragione a tre ex conducenti di Uber che avevano chiesto il sussidio di disoccupazione. E la decisione non si applicherebbe solo a loro ma anche ad altri autisti “in posizione simile”.
“Le prove dimostrano che la società ha esercitato sufficiente supervisione sui tre pretendenti e altri conducenti in posizione simile, che sarebbero coperti al pari degli impiegati ai fini del sussidio di disoccupazione”, si legge nel provvedimento dell’Unemployment Insurance Appeal Board dello stato di New York. La decisione cita le procedure di assunzione e formazione di Uber a riprova che i conducenti sono dipendenti e non lavoratori occasionali. Le pratiche citate includono l’utilizzo di sistemi di feedback dei clienti.
E’ una decisione “storica” che protegge i conducenti “disattivati”, parola “inventata dalla Silicon Valley per portare via il lavoro ad una persona”, afferma la New York Taxi Workers Alliance.
Uber che adesso potrà ricorrere in appello, nella Grande Mela conta oltre 65mila autisti. Una categoria a volte chiacchierata, finita sotto i riflettori per abusi sessuali, molestie e violazione della privacy. Il caso più recente, sempre negli Usa, è quello di un conducente di Uber e Lyft che mandava in streaming le corse dei clienti. E’ stato sospeso.
Sul fronte dei diritti dei lavoratori, a novembre 2017 Uber è stata sconfitta in appello in Gran Bretagna. Ex autisti avevano fatto causa per vedersi riconoscere una serie di diritti fra i quali salario minimo, ferie e giorni di malattia pagati. Il tribunale del lavoro ha deciso che la società deve garantire questi diritti.
E qualche passo in avanti Uber l’ha fatto: a giugno ha introdotto una copertura assicurativa per malattia, infortunio, congedo di maternità e paternità per autisti e rider che operano in Europa. “Uber non sarebbe la realtà che è senza gli autisti e i corrieri partner che rappresentano il cuore del nostro servizio. Vogliamo essere un partner migliore, a partire dall’ascolto”, ha spiegato il Ceo Dara Khosrowshahi.