Restauri a Buckingham Palace? Li paghi la regina

Nel Regno Unito è stata lanciata una petizione online che chiede ai sovrani  di ricorrere ai propri fondi per finanziare il restauro di Buckingham Palace. L’iniziativa, organizzata dall’ex giornalista Mark Johnson e già oltre ‘quota’ 100 mila firme, si oppone al piano che prevede di coprire i costi, stimati in 369 milioni di sterline (430 milioni di euro), ricorrendo di fatto ai soldi dei contribuenti.     

Secondo i piani dell’esecutivo il finanziamento sarà garantito da ‘un incremento temporaneo del Sovereign Grant’, l’appannaggio di Sua Maestà, in base a quanto raccomandato dal Royal Trustees.

La petizione, lanciata sul sito progressista ’38 Degrees’, chiede che i soldi vengano usati invece per ridurre i contraccolpi della crisi degli alloggi e dei tagli ai servizi pubblici, a partire dal malandato servizio sanitario nazionale (Nhs).   

Non essendo stata scelta la piattaforma telematica messa a disposizione dal governo però, il raggiungimento delle 100 mila firme non vincola il Parlamento a dibattere sulla questione. La petizione comunque ha aperto un caso politico. Se l’esecutivo Tory ha promosso la necessità degli interventi, il partito laburista all’opposizione si è detto sì favorevole all’avvio dei restauri ma il cancelliere dello Scacchiere ombra, John McDonnell, ha aggiunto che sarebbe ben accetto ogni tipo di finanziamento privato da parte dei Windsor. I collaboratori della sovrana cercano di non intervenire nella polemica ma di sicuro Elisabetta è preoccupata per lo stato della sua principale residenza.   

Gli interventi riguardano l’ormai datato impianto elettrico, la sostituzione di cavi, tubature e boiler vari, in alcuni casi vecchi di 60 anni. Si punta a rimettere in sicurezza la struttura per ridurre il rischio di incendi o di perdite di acqua. Insomma, come col Parlamento di Westminster, servono lavori su vasta scala per evitare che siano danneggiati i simboli di Londra, con gravi contraccolpi per il turismo. 

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