“La stagione estiva è praticamente finita in Turchia”. E’ questo il parere più diffuso tra i tour operator locali. Gli alberghi di Istanbul e Antalya, la grande attrazione del turismo culturale e l’ombelico delle spiagge sul Mediterraneo, che fino all’anno scorso ospitavano oltre 10 milioni di turisti a testa, nei giorni scorsi erano già mezzi vuoti. Solo 2 anni fa, la Turchia era la sesta destinazione turistica al mondo, con oltre 41 milioni di visitatori. Un settore strategico che valeva oltre 30 miliardi di dollari.
A maggio, raccontano impietosi i dati diffusi dal governo, il calo degli arrivi dall’estero è stato del 34,7% rispetto allo stesso mese del 2015. Una discesa in picchiata che non si vedeva dal 1994. E ora, le cose sembrano destinate a peggiorare.
La minaccia terroristica aveva già fatto fuggire i viaggiatori europei. A gennaio, 12 tedeschi erano stati uccisi mentre visitavano le bellezze di Sultanahmet, nel cuore di Istanbul. E secondo gli ultimi dati, gli arrivi dalla Germania – la prima ‘fonte’ del turismo in Turchia, oltre 5 milioni di persone nel 2015 – sono scesi del 31,5%. Dalla Gran Bretagna il calo è stato del 29,4%. A picco sono anche le presenze italiane, scese a maggio del 56,2% a 20.289 visitatori, dopo che già l’anno scorso il calo era stato pesante.
Un discorso a parte riguarda i russi. Fino all’anno scorso, erano i più numerosi dopo i tedeschi, con 4 milioni di viaggiatori, attratti soprattutto dal sole e dalle spiagge del Mediterraneo. Oggi, sono praticamente spariti. L’ultima rilevazione indica un -92%, effetto diretto della ‘guerra fredda’ dopo l’abbattimento a novembre del jet di Mosca al confine con la Siria. Ma intanto, proprio ieri, nella prima telefonata con Tayyip Erdogan dopo 7 mesi di gelo, Vladimir Putin ha aperto alla fine delle “limitazioni” che bloccavano il turismo russo.