Eliminare il Colosseo dalla guide turistiche di Roma? Impossibile. Eppure in India hanno fatto qualcosa di simile. Il Taj Mahal, il monumento simbolo dell’India, è scomparso dalla lista dei siti turistici nella guida appena pubblicata dal governo dell’Uttar Pradesh, lo stato indiano in cui si trova. E ovviamente non si tratta di una dimenticanza. L’Uttar Pradesh da marzo è guidato da Yogi Adityanath, guru indù estremista secondo cui il monumento “non ha alcun legame con la cultura o l’eredità indiana”. Il mausoleo infatti è islamico visto che è stato edificato dall’imperatore moghul Shah Jahan in memoria della moglie.
E così al posto di questo capolavoro dell’arte islamica, annoverato tra le sette meraviglie del mondo e dichiarato patrimonio dell’Unesco, nel nuovo vademecum turistico ci sono altri siti induisti come Mathura – considerato il luogo di nascita del dio Krishna – e Ayodhya, la città dove sarebbe nato il dio Rama, luogo da secoli al centro di una disputa tra le comunità islamica e indù. La mossa ha sollevato polemiche, con accademici, storici e politici che si sono scagliati contro il tentativo di ridurre la cultura indiana a quella induista, in un Paese laico, multiculturale e multireligioso per nascita e tradizione.