12 giorni dopo l’attacco terroristico che ha fatto 22 vittime, quasi tutti turisti stranieri in visita in città, ha riaperto al pubblico il museo del Bardo di Tunisi. Prima di entrare nell’edificio tappa obbligata è ormai la sosta davanti alla stele in memoria dei caduti scoperta dai leader mondiali. Chiunque arrivi si ferma per qualche minuto davanti al monumento. Per entrare nel museo serve passare attraverso il metal detector e accettare di buon grado la perquisizione gentile degli agenti. Superata la soglia il clima torna quello di una qualsiasi visita culturale. Foto di rito davanti ai mosaici imponenti, alle statue, ai pezzi millenari di storia dell’antica Roma che rase al suolo Cartagine.
Ma ora ci sono anche altri stralci di memoria che fanno parte del Bardo: sono i fori delle pallottole sulle vetrine, lungo le scale che portano al secondo piano. Raffiche di mitra per uccidere, e muri divelti dall’intervento delle forze di sicurezza che il 18 marzo hanno stanato i terroristi entrati in azione. I visitatori, abbagliati dalle meraviglie del museo, fotografano, si interrogano. Chiedono ai custodi di vedere dove sono stati uccisi i loro connazionali, di salire le scale teatro di una vera e propria battaglia.