Umm al Jimal è l’ottavo bene Unesco della Giordania

Umm al Jimal, villaggio a nord di Amman, vicino al confine con la Siria, è stato proclamato Patrimonio mondiale e diventa così l’ottavo bene UNESCO della Giordania.

Il nome stesso Umm al Jimal ovvero ‘madre dei cammelli’ sta ad indicare l’uso di questi animali per gli intensi scambi commerciali di cui l’area era al centro nell’antichità. Ma la zona viene anche individuata come “oasi nera”, per la presenza di rocce vulcaniche. Le prime strutture scoperte a Umm Al-Jimāl risalgono al I secolo d.C., quando l’area faceva parte del Regno Nabateo. Un ricco corpus epigrafico in greco, nabateo, safaitico, latino e arabo, rinvenuto nel sito e risalente a molti secoli fa, fornisce approfondimenti sulla sua storia e getta luce sui cambiamenti nelle credenze religiose dei suoi abitanti. Intorno al V secolo d.C. il villaggio divenne un importante centro rurale romano, sviluppatosi organicamente fino alla fine dell’VIII secolo d.C. e facente parte di un paesaggio agricolo più ampio che comprendeva un complesso sistema di captazione dell’acqua, per il sostentamento dell’agricoltura e della pastorizia.

Umm al Jimal conserva ancora strutture basaltiche del periodo bizantino e del primo periodo islamico che rappresentano lo stile architettonico locale della regione dell’Hauran, con alcuni edifici militari romani precedenti, riutilizzati dagli abitanti successivi.

Umm al Jimal si va ad aggiungere ai sei siti giordani già iscritti nella WHL: Quasi Amra (1985), Um er-Rasas (2004), Petra (2007), Wadi Rum (2011), Betania oltre il Giordano (2015), e Salt (2021), a cui si affianca, dal 2023, il Mansaf, il piatto beduino del deserto, considerato bene culturale immateriale dall’UNESCO.

 

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