Egitto è sicuro, è ora di togliere warning su Sinai

I media internazionali hanno dato un messaggio distorto di quanto accaduto in Egitto dalla deposizione del presidente Morsi nel giugno scorso, e gli scontri politici e le violenze sono "questione interna" tra egiziani che non ha mai riguardato gli stranieri. I quali sono sempre i benvenuti in Egitto, nonché pionieri e apripista del turismo nel Paese.
Parla così il ministro egiziano del turismo uscente, Hisham Zaazou, durante la convention 'United for Egypt', inziativa italo-egiziana per un rilancio del turismo nel Paese organizzata da Astoi, Ainet, ministero e Ente del Turismo dell'Egitto insieme a sette tour operator e 4 compagnie aeree (Alpitour, Eden, Going, Settemari, Swan Tour, Turisanda, Veratour, Blue Panorama, Neos, Meridiana ed Egyptair) a cui partecipano circa 700 gli agenti di viaggi arrivati a Port Ghalib a bordo di voli speciali organizzati per l'occasione dai vettori coinvolti nell'iniziativa.
Il messaggio è rivolto soprattutto agli italiani che, sono stati "gli inventori del turismo in Egitto". Perché, sottolinea Zaazou, "sono stati i primi a scoprire il Mar Rosso e il Mediterraneo egiziano, e amano molto questo Paese. Cercano sempre nuove aree e fanno da apripista anche per gli altri".   
Zaazou delinea quindi i programmi di sviluppo turistico per il futuro che o lui o il suo successore perseguiranno. L'impegno è in primo luogo verso i Paesi europei, che l'Egitto si propone di convincere affinché siano rimossi tutti gli sconsiglio sul Sinai. E poi la ricerca di nuovi mercati, nel Golfo ma anche nel sud-est asiatico e in America.
"C'è una sola parola che conosco in italiano – dice Zaazou – 'sconsiglio'. Ma ora l'Egitto è sicuro, ed è tempo che i Paesi europei quel 'warning' lo rimuovano, perché al turismo si riaprano tutte le porte del  Paese".  Il 26 febbraio, ricorda con una nota polemica Zaazou a proposito di quanto accadde dopo un attentato contro un gruppo di turisti a Taba, vi fu un nuovo 'warning' limitato alla zona del Sinai "partito per primo dai tedeschi, poi seguiti dagli altri. Per cosa? Perché vi erano informazioni di intelligence su un possibile attacco imminente. Dove sta, questo attacco? Non vedo ragioni perché questo warning non sia levato", aggiunge Zaazou. "Noi – insiste – abbiamo fatto ciò che dovevamo fare per la sicurezza dei nostri ospiti, come immagino abbiano fatto anche i Paesi europei per i propri". E 'il rischio zero', rimarca, non esiste da nessuno parte.   
Parole a cui replica indirettamente l'ambasciatore italiano al Cairo Maurizio Massari: "le istituzioni non si muovono a caso: se dopo l'attentato a Taba è stato reintrodotto lo sconsiglio solo sul Sinai, e non su altre aree come Marsa Alam, Hourghada e la costa mediterranea, è perché vi erano motivi di incolumità. Comprendiamo le ragioni degli operatori, ma chiediamo anche il rispetto delle istituzioni". Tuttavia, precisa, i warning non sono "cristallizzati" e quando ve ne saranno le condizioni "verranno aggiornati". Tanto che una futura rimozione su Sharm è una prospettiva "realistica".

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