Oggi il quotidiano La Repubblica riporta la disperata mossa di un imprenditore milanese che si affida a un’inserzione per richiedere un prestito di 100 mila euro per salvare l’Azienda. “Chiedo un prestito d’onore per non andare protestato, sono una persona perbene che chiede aiuto pubblicamente perché non debbo vergognarmi di niente – scrive Antonio Mangone, 42 anni nelle pagine milanesi del quotidiano – cerco una persona seria, un imprenditore illuminato e sensibile che crede in me visto che lo Stato e le banche hanno deciso di abbandonare le persone perbene”. Ieri l’annuncio sofferto di Antonio Brino per la dolorosa sospensione dell’attività della sua storica Azienda Diffusione Viaggi.
Due storie diverse ma simili che simbolicamente rispecchiano lo stato di disagio di quel tessuto imprenditoriale del Paese che sembra essere ignorato da uno Stato sempre meno attento ai bisogni della gente. Uno Stato attento ai problemi dei potenti, pronto a rosolare le piccole imprese nel fuoco lento della burocrazia, della giustizia sempre meno giusta e di un sistema bancario che sui piccoli fa ricadere le proprie inefficienze e connivenze.
In Lombardia come in Sicilia, a Milano come a Palermo sembra prevalere il federalismo dell’inefficienza.