Nacque tutto dalla necessità di arrotondare le proprie entrate e dall’idea di “fidarsi” degli altri arrivando a ospitare uno sconosciuto su un materasso ad aria piazzato nel proprio salone. Dieci anni dopo quell’agosto del 2008, Joe Gebbia, Brian Chesky e Nathan Blecharczyk si ritrovano tra le mani un colosso come Airbnb che all’epoca fu battezzato Airbedandbreakfast.com in onore di quel materassino e che oggi conta oltre 5 milioni di annunci in 190 Paesi nel mondo con un valore di oltre 30 miliardi di dollari.
E nonostante le proteste e le limitazioni attuate in molte città (l’ultimo caso a New York) il colosso continua a crescere e a lanciare nuovi prodotti dalle Esperienze agli alloggi di lusso. E i vertici hanno già in mente un obiettivo preciso per i prossimi 10 anni: raggiungere il miliardo di ospiti a livello globale.
E l’Italia, come racconta all’ANSA il country manager Airbnb Italia Matteo Frigerio, è uno dei Paesi chiave di questo successo. “I nostri fondatori – spiega – non avevano contezza del fenomeno che avrebbero generato ma in realtà la loro bravura è stata capire che la miscela magica di Airbnb sono le persone e proprio la connessione umana rimarrà al centro del progetto anche nei prossimi anni. Sono gli host il vero asset della società e questo vale ancora di più in Italia. Lo dico con sicurezza basandomi sui dati: 360 mila annunci e 8 milioni di arrivi lo scorso anno (con una permanenza media di 3.6 notti e quindi non un mordi e fuggi) che fanno dell’Italia il terzo nel mondo dopo un colosso come gli Stati Uniti e la Francia che è il Paese più visitato al mondo”.
Per quanto riguarda fisco, tassazioni e anche abusivismo Frigerio non si tira indietro e spiega: “E’ davvero importante per noi fare chiarezza. L’Italia vive di una legislazione a macchia di leopardo con 20 regioni che normano Airbnb in modo diverso ma le regole ci sono. E chi sta su una piattaforma come Airbnb decide di usare pagamenti elettronici e quindi tracciabili certamente non vuole stare nell’ombra. Il vero nemico dell’Italia è certamente l’offline. Insomma bisogna fare in modo che più persone escano allo scoperto, che si vada sempre di più verso i pagamenti tracciati e l’uniformità di normativa. Airbnb raccoglie l’imposta di soggiorno in 18 città d’Italia tra cui Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Napoli e Palermo e stiamo lavorando su Roma”.