L’agriturismo si evolve e i clienti premiano il comparto in pandemia

L’amore degli italiani per il mondo dell’agriturismo non si ferma anche durante la pandemia da Covid. A certificarlo sono i numeri. Il settore vede un dato verso l’alto per il 70% delle aziende, con buone prospettive anche per il 2022. Il volano è stato, manco a dirlo, l’estate, come dichiara il 42% delle imprese e il 60% di italiani in più nelle strutture. Un rilancio a tutto tondo forte dell’impegno sul fronte della sicurezza e della sostenibilità, dopo un doppio lockdown costato assai caro al settore.

Emerge tutto questo dall’analisi di fine anno di Cia-Agricoltori Italiani presentata in occasione dei 40 anni di Turismo Verde, la sua storica associazione per la promozione agrituristica. I dati Ismea resi noti nel corso dell’incontro confermano che le imprese nel 2021 hanno saputo far fronte all’evolversi delle richieste dei clienti-consumatori, espressione di un consolidamento della domanda interna. Per circa 8 aziende su 10, gli ospiti sono prevalentemente italiani, mentre per il restante 20% si registra un primo ritorno degli europei. Alloggio e ristorazione sono i segmenti con i risultati migliori, ma per l’82% delle imprese richieste specifiche hanno riguardato spazi aperti e sicurezza. Si consolida poi la vendita diretta con consegna a domicilio e l’ospitalità di lungo periodo. Richiesti anche spazi per smartworking, e-commerce e pasti a domicilio. Punti di forza, questi, per un 2022 che si prevede positivo stando al 72% delle imprese intervistate, anche senza cambiare i prezzi e sempre se sapranno entrare in empatia con clienti alla ricerca di un approccio green e di vita di famiglia, ma senza rinunciare a relax e benessere.

“Per i nostri agriturismi si spera, ora, in un Natale positivo con un aumento del 20% di fatturato, ma la nuova variante Covid sta mettendo in bilico le prenotazioni per le tavolate tra il 24 dicembre e l’Epifania scelte soprattutto dai clienti fidelizzati e di prossimità”, ha detto il presidente di Turismo Verde-Cia, Giulio Sparascio che lancia un appello alle istituzioni per “fare sistema con il territorio e dare il giusto sostegno a una ripresa senza intoppi” e aggiunge “pensiamo l’agriturismo come futura ‘stazioni di servizio’ e sollecitiamo l’inserimento degli Agrichef negli Albi regionali delle figure professionali. Puntiamo sul filo diretto con il mondo dell’istruzione, sostenendo l’alternanza scuola-lavoro e progetti concreti, esemplari quelli con l’Alberghiero di Amatrice, per una rete condivisa di conoscenze e competenze, bagaglio formativo degli studenti e potenziale collante socio-economico nelle comunità”.

“Il settore ha saputo reagire allo shock di mercato imposto dalla pandemia, limitando le perdite meglio di altri comparti turistici – ha affermato il presidente di Ismea, Angelo Frascarelli – sono molti gli imprenditori che hanno utilizzato il periodo del primo lockdown per ripensare la propria offerta di prodotti e servizi, introducendo novità importanti, in linea con le esigenze dei clienti, come la consegna di prodotti a domicilio e l’allestimento di locali attrezzati per il lavoro da remoto”.

Infine, secondo il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino “gli agriturismi hanno ridato luce alle aree interne, ristrutturato case rurali, recuperato ricette della tradizione contadina, specie autoctone, ripristinato il paesaggio e l’agricoltura, un patrimonio di cui l’Italia deve saper far tesoro, soprattutto ora grazie a Pnrr e Green Deal Ue”.

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