Rivoluzione Airbnb a Parigi: tassa soggiorno si pagherà sul sito

In meno di tre anni, Parigi è diventata la prima destinazione mondiale di Airbnb, davanti a New York o Los Angeles. Nel 2015, gli alloggi parigini offerti sul sito sono schizzati a quota 50 mila, contro i 4 mila del 2012. Dunque è abbastanza chiaro perché Parigi abbia imposto al colosso californiano dell’home sharing di pagare la tassa di soggiorno. E Airbnb ha accettato impegnandosi a prelevare direttamente sul conto corrente dei turisti 0,83 euro a notte/persona e a riversarla direttamente al Comune parigino che ora stima introiti annuali pari a 5 milioni di euro.   

“Siamo fieri di lanciare questo processo fiscale semplice e efficace in quella che è la nostra prima destinazione mondiale e permettere così a Parigi di percepire questa importante fonte di reddito da parte dei nostri utenti”, ha detto Nicolas Ferrary, direttore per la Francia di Airbnb, nel giorno dell’accordo tra il sito e la capitale.

Fino ad oggi, almeno sulla carta, raccogliere la tassa di soggiorno spettava ai singoli affittuari. Un compito che anche a causa di un sistema piuttosto complesso veniva raramente onorato. “I nostri proventi erano infinitesimali”, riconosce oggi Jean-Francois Martins, assessore al turismo e allo sport del comune di Parigi.

La rivoluzione parigina di Airbnb, che ora potrebbe estendersi anche ad altre città di Francia  è stata possibile grazie a un decreto adottato ad agosto. Un’astuta modifica legislativa che consente al sito americano di farsi direttamente carico della raccolta delle imposte turistiche, a condizione che poi rigiri il tutto al Municipio. Oggetto di dure resistenze, Airbnb si gioca così la carta della pacificazione.

 

editore:

This website uses cookies.