Oltre 318 mila appartamenti online, Palmucci: urge regolamentazione

L’Italia si trova al secondo posto, dopo la Francia, nella top ten dei paesi europei, per numero di appartamenti online (oltre 318 mila) con un prezzo medio di 130 euro contro i 124 euro dei cugini transalpini. L’analisi realizzata da AirDNA che traccia l’attività degli affitti brevi a livello internazionale è stata illustrata nel corso della Bto di Firenze e mostra dati di crescita impressionanti con un +22%, in termini di offerta di appartamenti per affitti brevi ad uso turistico, ed un +15% sul prezzo medio degli stessi.

Tra le città italiane, Roma è al primo posto per offerta di appartamenti online (oltre 25,3 mila), venduti ad un prezzo medio di 127 euro e con un’occupazione del 48%. A Venezia  gli appartamenti si vendono ad un prezzo medio di 168 euro, ed hanno un’occupazione del 64%.

AirDNA inoltre delinea nella sua analisi anche i modelli di gestione degli appartamenti. Il dato certamente più significativo è quello dei proprietari multipli, coloro che vendono online più di un appartamento. Il 64% degli annunci pubblicati sulla rete riguarda proprietari multipli, ma guardando alle piazze di Roma e Venezia la percentuale sale al 72%.

“Ciò che emerge con chiarezza dall’analisi – commenta Giorgio Palmucci, presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi – è che quelle caratteristiche di spontaneità ed occasionalità che caratterizzavano forse gli inizi e la stessa idea di una economia condivisa e collaborativa, hanno lasciato il posto ad un’attività consolidata e ‘industrializzata’ che si svolge però in un quadro di pressoché completa assenza di regole, controlli e fiscalità”.

Anche i dati relativi alle prenotazioni – l’85% dei viaggiatori guarda anche gli appartamenti nel momento della ricerca di un alloggio e le prenotazioni degli stessi avvengono sempre di più sotto data come accade per altre accomodation – evidenziano come, aldilà  di ogni dubbio, queste realtà operano sullo stesso mercato delle tipologie di ricettività.

“È evidente – conclude Palmucci – l’impatto di queste attività sull’offerta turistica del nostro paese  e l’esigenza di una regolamentazione appare sempre di più urgente. Così come appaiono del tutto inappropriate le ipotesi che stanno girando in questi giorni di ridurre o ritardare ulteriormente l’applicazione della cedolare secca sugli affitti brevi. Uno schiaffo agli imprenditori che tutti i giorni operano su quello stesso mercato pagando le tasse e creando occupazione, ma anche a tutti quei cittadini che non hanno diversi appartamenti nei centri storici delle nostre città, ma piuttosto lavorano e pagano le tasse”.

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