Le associazioni di categoria del settore alberghiero criticano alcune misure contenute in quello che sarà il prossimo dl Sostegni. “La scorsa settimana, l’Istat ha certificato che nel 2020 il fatturato dei servizi ricettivi ha subito un crollo del 54,9%. Ci saremmo aspettati – si legge in una nota di Federalberghi – che il decreto sostegni tenesse conto di questa tragedia, che mette a rischio la sopravvivenza di più di 30.000 imprese e 350.000 lavoratori, ma purtroppo non troviamo conferma nelle bozze che stanno circolando e che ci auguriamo vengano al più presto corrette. Per realizzare l’intento perequativo che più volte era stato annunciato nei mesi scorsi riteniamo necessario che il calcolo dei ristori venga effettuato considerando il danno subito nell’intero periodo pandemico (marzo 2020 – febbraio 2021). Inoltre – aggiunge la Federazione degli albergatori – chiediamo che venga eliminato il tetto di 5 milioni di euro, che taglia fuori molte imprese alberghiere di dimensioni medie e grandi, e che il limite di 150.000 euro venga applicato per ogni singola struttura ricettiva (e non per impresa)”.
Dello stesso avviso anche Confindustria Alberghi: “la previsione che i sostegni siano erogati solo ad aziende fino ai 5 milioni di fatturato, taglierebbe fuori la metà delle aziende del settore – sottolinea Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi -. Va sottolineato che oltre il 48% delle imprese alberghiere italiane ha un fatturato superiore ai 5 milioni. Voglio ricordare anche che le nostre aziende non hanno avuto i ristori che il precedente Governo aveva disposto in occasione delle chiusure del Natale né altri ristori legati alla chiusura di tutto il turismo della montagna. Sappiamo che il ministro Garavaglia è fortemente impegnato per la salvaguardia del settore e che c’è piena consapevolezza nell’esecutivo, della rilevanza dell’industria alberghiera e del turismo per il rilancio del Paese. È essenziale quindi che le misure disposte tengano conto delle caratteristiche del nostro mondo e prevedano soluzioni urgenti, capaci di supportare efficacemente queste imprese che ricordiamo sono costrette ad un fermo pressoché totale dell’attività ormai da oltre un anno ed ancora oggi sono soggette alle incertezze legate al riconoscimento della nuova disciplina del temporary framework che può condizionare l’efficacia degli aiuti”.
Intanto, però, un lancio ANSA di ieri riprendendo fonsi del Mise riporta che “il decreto sostegno prevederà interventi calibrati sui danni economici effettivamente subiti, prendendo a riferimento un’intera annualità e non singole mensilità. Altre interpretazioni, come quella dei due mesi 2020 per il calcolo dei danni, sono fuorvianti e prive di fondamento”.
Inoltre, intervistato da La Stampa, il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, promette aiuti alle imprese più rapidi e automatici e l’obiettivo di consentire all’industria del turismo di programmare la stagione estiva a partire da aprile. Senza entrare nel merito delle misure del nuovo provvedimento sui sostegni anticrisi – “meno chiacchiere, bozze e discussioni”, premette – Garavaglia sottolinea che i “primi segni di discontinuità devono essere due: la capacità di dare risposte in tempi rapidi e l’allargamento degli aiuti a categorie che fin qui erano rimaste escluse”. Sull’altro aspetto, sottolinea che “è fondamentale aiutare le imprese del turismo a programmare la stagione. Al momento purtroppo non è possibile farlo e tutti sappiamo che andiamo verso un mese di marzo molto duro sul fronte dei contagi. Mi aspetto però un’estate simile alla scorsa, nella quale le famiglie potranno godersi le vacanze e le aziende tornare a lavorare, anche se prevalentemente con visitatori italiani e purtroppo senza flussi importanti dall’estero. Vogliamo dare tempi certi alle imprese, anche a quelle dei parchi a tema, dimenticati dal precedente governo. Chiaramente – continua – serve pazienza e la partita dei vaccini sarà decisiva, ma mi aspetto che da aprile si possa ragionare su una programmazione della stagione estiva sulla falsariga dello scorso anno”. Infine, quanto alla possibilità di una passaporto vaccinale, spiega che “la posizione dell’Italia è chiara: le regole devono essere uguali per tutti, non possiamo accettare fughe in avanti con le quali un Paese possa cercare vantaggi competitivi”.