Pressing delle località montane: subito ristori e data certa su apertura

Una “data certa” per la ripresa e ristori adeguati per il Natale che se n’è andato, o l’intera stagione rischia di andare in fumo. E con lei migliaia di attività. Il mondo dello sci punta i piedi contro la possibilità che la ripartenza fissata il 7 gennaio slitti ancora, ormai più di una ipotesi.

“Non si può procedere nell’incertezza e brancolare nel buio, in gioco non c’è la difesa di uno svago o la rivendicazione di una semplice vacanza, ma il destino di un comparto produttivo”, è l’appello di Giorgio Merlo, sindaco di Pragelato e assessore alla Comunicazione dell’Unione Montana dei Comuni Olimpici piemontesi della Via Lattea. In ballo ci sono decine di milioni di euro e migliaia di posti di lavoro. “Senza indicazioni politiche chiare e rapide – aggiunge Merlo – è la stessa economia montana ad entrare definitivamente ed irreversibilmente in crisi”. Un problema che riguarda tutte le Alpi, dalle piccole località a quelle più rinomate.

“E’ urgentissimo avere una data che sia rispettata: se così non fosse, andrebbe considerato che l’intera stagione invernale è stata preclusa, non solo agli impiantisti ma a tutto l’indotto. Quindi lo Stato dovrà ristorare nei dovuti modi”, sostiene il sindaco di Courmayeur, in Valle d’Aosta, Roberto Rota, secondo cui “non avere una certezza di riapertura pregiudica le prenotazioni e, a livello di clientela, l’idea della vacanza”.

Una situazione che sta diventando insostenibile. “È da anni che in questo periodo non si registrava così tanta neve sulle piste, sembra una beffa non potere ospitare la clientela perché gli impianti di risalita sono chiusi”, osserva Michela Calvi, che col marito Umberto Capitani gestisce l’hotel Stelvio e altre strutture ricettive di Bormio, in Valtellina. La Coppa del Mondo ha portato in questi giorni negli hotel circa 600 fra atleti, tecnici e accompagnatori, ma non basta per salvare la stagione.

“Le misure per il distanziamento sono garantite sulle funivie – spiega Fabio Giacomelli, responsabile Marketing di Bormio Ski – lo stesso sulle sciovie. Non riaprire sarebbe un vero disastro per l’economia di una vallata alpina come la nostra, che si regge sul turismo. A risentirne, in negativo, non solo noi, ma anche negozi, ristoranti, noleggi sci, alberghi, taxi e tante altre attività trainate dallo sci”.

All’Aprica c’è grande preoccupazione anche fra chi affitta le case-vacanze. “Sappiamo già che non riapriremo il 7 gennaio e che rischiamo di farlo solo a fine mese. Siamo ancora però in attesa di notizie certe e la preoccupazione di vedere compromessa totalmente la stagione sciistica è molta”, si dispera Michele Bertolini, direttore di Adamello Sky, del Consorzio Pontedilegno-Tonale in Vallecamonica, nel bresciano. “La stagione sciistica dura quattro mesi – ricorda – la speranza è di poter rientrare almeno in parte delle spese sostenute”.

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