È definitiva la maximulta da 1,5 milioni di euro inflitta nel febbraio 2021 dall’Antitrust alla società Flixbus Italia, accusata di due pratiche commerciali scorrette. L’ha deciso con sentenza il Consiglio di Stato. Le condotte sanzionate si sarebbero concretizzate principalmente nell’aver continuato a vendere titoli di viaggio durante il periodo marzo-giugno 2020 – mesi in cui la circolazione dei cittadini era molto limitata a causa del Covid – nonostante i vari provvedimenti governativi per frenare l’epidemia avevano determinato la scelta di annullare le corse, nonché nel non aver prestato adeguata informazione e assistenza una volta venduti i biglietti.
I giudici di Palazzo Spada, dopo aver ritenuto in premessa che le pratiche commerciali contestate e sanzionate “sono ontologicamente eterogenee e ledono due distinti interessi: il primo, incentrato sulla correttezza nell’offerta del prodotto in vista dell’esecuzione della prestazione pattuita; il secondo, lesivo del diritto all’informazione”, si sono poi concentrati sui motivi d’appello con i quali si lamentava per un verso l’impossibilità di prevedere l’evolversi dell’emergenza sanitaria, e per l’altro l’assenza della negligenza contestata.
Il Cds, precisando come Flixbus abbia rivendicato “la (propria) dimensione europea” e abbia avuto modo di “programmare la propria attività d’impresa nella cornice emergenziale extranazionale”, ha ritenuto la società “in grado di conoscere, in modo capillare, l’effetto prodotto dall’emergenza sanitaria sulle modalità di spostamento delle persone nell’ambito territoriale extranazionale oggetto dei servizi offerti. Sicché la cancellazione di essi era evento ragionevolmente prevedibile”. In tema di quantificazione della sanzione, infine, il Consiglio di Stato ne ha ritenuto la legittimità, ancor più perchè “l’Autorità ha, ragionevolmente, tenuto conto delle conseguenze economiche negative della crisi pandemica sopportate dal professionista, riducendo l’ammontare complessivo della sanzione originariamente quantificata”.