Uber tira un sospiro di sollievo e conserva la licenza per operare a Londra, ma resta sotto osservazione. La parola definitiva è venuta da un giudice della Westminster Magistrates Court che ha accolto il ricorso dell’azienda contro un blocco della licenza annunciato nel novembre scorso da Transport for London (TfL), l’ente per il trasporto pubblico. Secondo la sentenza, la società si è ora messa nelle condizioni di operare nel rispetto delle leggi britanniche, malgrado “le storiche violazioni” del passato su norme riguardanti la sicurezza dei passeggeri e i diritti dei lavoratori. E quindi potrà mantenere la licenza, che negli ultimi mesi aveva conservato soltanto sub judice in attesa dell’appello in tribunale.
Esulta Jamie Heywood, general manager per l’Europa settentrionale e orientale di Uber, per quello che ha definito “il riconoscimento dell’impegno” profuso negli ultimi tempi per colmare le lacune e garantire “la sicurezza di chi usa” il servizio.
Il Municipio e la TfL si sono tuttavia affrettati a far sapere che l’autorizzazione sarà rinnovata ma a condizioni molto strette: per un periodo limitato a 18 mesi e sotto la minaccia di ulteriori provvedimenti punitivi in caso di nuove denunce. Oltre che dopo il pagamento pronta cassa, entro 28 giorni, di un bollo ad hoc da quasi 375.000 sterline.
A Londra Uber può contare su un mercato da 3,5 milioni di clienti abituali che l’emergenza coronavirus ha fatto persino lievitare – a dispetto della concorrenza emergente di vari competitor – sullo sfondo dei timori legati all’affollamento di bus e metropolitana.