Il turismo balneare mantiene le posizioni, la montagna recupera un po’ ma a flettere sono le città d’arte a fronte di una dinamica sorprendente di ciò che viene definito il “turismo del paesaggio”. Sono i tratti salienti della metamorfosi che stanno attraversando le abitudini dei viaggiatori stranieri in Italia così come è emerso a Treviso nella 19/a conferenza “L’Italia e il turismo internazionale” promossa dal Centro internazionale di studi e dell’economia turistica (Ciset) dell’università Ca’ Foscari, di Venezia, in collaborazione con Banca d’Italia.
Il dato forse inatteso è quello del viaggio in Italia senza una connotazione prevalente ma contraddistinto dalla ricerca di una varietà di esperienze, culturali e “del paesaggio”, intendendo con questo la fruizione di un bouquet di valori territoriali di natura ambientale, enogastronomica, culturale e di ambiti collegati. Un fenomeno che, fra i suoi effetti, induce un allargamento della stagionalità, rendendo appetibili progetti di viaggio in Italia anche in primavera e in autunno.
Ad intraprendere spostamenti di questo tipo sono soprattutto i cittadini di Paesi confinanti, e in particolare quelli di lingua tedesca. Un’ulteriore curiosità è data dallo sbilanciamento della spesa nei diversi territori. Veneto e Friuli Venezia Giulia, ad esempio, sono le aree più gettonate dagli austriaci i quali, però, spendono di più quando si recano in Toscana. Ed è sempre la Toscana, in tema di turismo del paesaggio, quella in cui si concentrano i fatturati generati dai viaggi della maggioranza dei visitatori europei, francesi e inglesi compresi.