Plein air e slow parole d’ordine del turismo montano nella fase 2

Anche il turismo montano comincia a ripensare alla ripartenza e a un’estate a misura di Covid-19. “Ci stiamo impegnando – spiega Roberta Alverà, presidente dell’Associazione Albergatori di Cortina – per fare una stagione come mai avremmo immaginato, stiamo pensando a tutti i sistemi per creare il distanziamento dovuto ma senza creare degli alberghi – ospedali Covid. Abbiamo sanificato tutte le strutture, i nostri addetti avranno divise apposite e ogni cliente potrà stare certo di entrare in una camera sanificata poco prima del suo arrivo. E poi orari più lunghi per le colazioni per non fare assembramenti, pranzi all’aperto dove è possibile. Anche i nostri rifugi, che non hanno tanto posto all’interno, stanno pensando a preparare cestini da portare via di far mangiare i clienti dentro. Insomma sarà tutto più slow ma ugualmente rilassante e bello, anche considerando che spazi aperti e aria buona non ci mancano”.

In Trentino Alto Adige si lavora alacremente ma senza “ospedalizzare la vacanza” come racconta Gianni Battaiola, presidente dell’Associazione Albergatori e Imprese Turistiche del Trentino. “Questo non sarà indolore per le imprese, anche perché in montagna come al mare, si lavora in periodi concentrati dell’anno e se prima ogni ospite aveva a disposizione da mezzo metro a un metro e mezzo ora ne servono da i due in sù. Quindi avremo meno clienti ed è per questo che avremo bisogno dell’aiuto dello Stato. Infine, anche della collaborazione dei clienti perché rispettino le distanze e indossiamo le protezioni”, ha detto Battaiola.
Al lavoro anche i gestori delle funivie: “Gel disinfettanti, mascherine e guanti per tutti gli addetti, impianti a velocità massima, cabine con finestrini aperti, flussi ed uscite separate, percorsi dedicati ma soprattutto una specie di serpentone gigante e in continuo movimento di clienti che parte dal parcheggio e arriva fino alla discesa dall’impianto e quindi non permette assembramenti ma neanche code in nessun punto né all’entrata, né sul pianale di carico, né in altri momenti” racconta la presidente dell’Anef Valeria Ghezzi. “Faremo di tutto per riaprire i rifugi – aggiunge Antonio Montani, vicepresidente del Cai – c’è la massima volontà e disponibilità da parte di tutti gli operatori del settore”. Il desiderio di tornare in montagna è grande ma non facile, come spiegano le guide alpine della Valle d’Aosta. Concordano però nel considerare la montagna sicura ma soggetta a limitazione di presenza, soprattutto nei rifugi e nelle baite.
“L’outdoor è l’unica strada vincente per il nuovo turismo montano post Covid-19” spiega Enrico Borghi, presidente dell’Uncem, l’Unione nazionale Comuni e Comunità Enti montane che ha firmato l’appello ‘Lasciateci camminare in montagna’ sulla piattaforma Charge.org e invita tutti a fare escursioni sui sentieri in quota e ad aiutare il territorio.
“L’urgenza maggiore che abbiamo in questo momento è che vengono licenziate le regole di ingaggio e che questa siano nazionali, stiamo rischiando di avere 20 regolamenti diversi in materia di sanificazioni, distanze, camere guanti, questa è l’ipotesi che sta frenando la voglia di riapertura. Chiunque decide di aprire quest’anno ci rimetterà. Solo la nostra voglia di lavorare e di essere presenti per i nostri clienti ci fa andare avanti. Pur nell’emergenza che colpisce tutti i settori, che una priorità va data al sistema del turismo che perde il 73% del suo pil, uno tsunami, oltre Caporetto”, conclude Marco Michielli, vicepresidente di Confturismo e Federalberghi.

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