Se la situazione del turismo italiano appare tremenda, quella mondiale non va meglio: a certificarlo sono gli ultimi dati diffusi dall’Unwto che ha aggiornato le già drammatiche previsioni di inizio epidemia: nel 2020 gli arrivi internazionali diminuiranno tra il 58% e il 78% rispetto al 2019 (a seconda dell’allentamento delle misure di lockdown), il giro d’affari del turismo internazionale dovrebbe calare di una cifra compresa tra i 910 miliardi e gli 1,2 migliaia di miliardi di dollari e soprattutto a rischio ci sarebbero qualcosa come 100-120 milioni di posti di lavoro. Le restrizioni ai viaggi e la chiusura di aeroporti e confini – secondo le Nazioni Unite – hanno fatto precipitare il turismo internazionale nella sua peggiore crisi dal 1950. L’Asia e l’Europa hanno subito i maggiori cali, secondo l’organizzazione con sede a Madrid.
Intanto il ministro Dario Franceschini chiede anche aiuto all’Europa con regole comunitarie (“la tentazione è fare accordi bilaterali”) e utilizzo anche di una buona fetta del Recovery Fund per le imprese turistiche. E annuncia di essere al lavoro con Cassa Depositi e Prestiti “su due fondi strategici, uno per la cultura e uno per il turismo, partendo da risorse pubbliche ma per raccogliere investimenti privati che consentano di intervenire anche a difesa delle nostre aziende. Uno dei rischi, infatti, – dice – è che gli alberghi o imprese, ora in grande difficoltà ma che torneranno a essere produttivi appena la crisi passerà, vengano comprati in modo trasparente o non trasparente e magari non da italiani”.