Non accenna a risollevarsi il comparto del turismo balneare italiano. Per quest'anno si prevede un calo delle presenze dell'8% tra i turisti che scelgono il mare, più accentuato tra gli italiani con una flessione prevista del 10% in termini di presenze e del 15% in termini di spesa. L'analisi è emersa durante l'assemblea di Astoi Confindustria Viaggi a Porto Cervo.
"Questi dati non ci sorprendono – commenta il presidente Nardo Filippetti – da anni, il prodotto 'mare Italia' è interessato da una debolezza intrinseca della propria offerta dovuta principalmente a scarsa competitività rispetto ad altre destinazioni internazionali come quelle mediterranee e del Golfo arabico".
Secondo Filippetti, tra le cause, c'é sì "la ridotta capacità di spesa degli italiani che ha provocato una forte contrazione di tutti i consumi", ma pesano anche "altri fattori concomitanti: cattivo rapporto qualità-prezzo, scarsa innovazione di prodotto, nuove logiche distributive, disintermediazione, mancato adeguamento alla rapida evoluzione della domanda".
In questa situazione, c'é chi resiste e chi soffre la crisi più di altri. "Alcune mete balneari italiane – continua Filippetti – mantengono comunque il loro appeal e fanno registrare, nonostante la crisi, buone performance", come il Salento, la Riviera Romagnola, la Sicilia e le isole Eolie. La Sardegna, dove quest'anno si svolge l'assemblea dell'associazione, "invece, non riesce a risollevarsi da un calo di presenze che sembra essere ormai strutturale".
"Manca un pensiero turistico nel nostro Paese", è l'analisi di Andrea Babbi, direttore generale dell'Enit: "Se ne parla, ma si dicono cose banali e scontate. La verità è che manca una vera lobby pro-turismo, e da qui deriva anche l'incapacità del sistema bancario di finanziare. Chiediamo con forza – conclude – che il Piano per il turismo fino al 2020 del precedente governo sia finanziato e attuato".