"Rottamare" gli alberghi: sì o no? Astoi Confindustria Viaggi sta dall'altro lato della barricata e condivide la proposta contenuta nel Piano Strategico Nazionale così come le dichiarazioni del ministro del Turismo, Piero Gnudi, che ha giudicato "troppi, troppo vecchi e piccoli" i 34 mila alberghi presenti in Italia.
"La nostra condivisione di quanto affermato dal ministro è totale – ha detto Nardo Filippetti, presidente di Astoi – gli alberghi italiani sono per la maggior parte da ristrutturare e da adeguare alla domanda perché, semplicemente, risultano ormai fuori mercato e, rispetto alle strutture di altri Paesi, pagano dazio in termini di dimensioni, servizi, si pensi solo a quelli legati alla tecnologia, e di qualità, stabili non ristrutturati, arredi datati. Questo accade soprattutto sulle destinazioni balneari, ovvero quelle che generano i numeri maggiori in termini di presenze e che hanno la stagionalità più breve e per questo è più difficile ammortizzare gli investimenti. Per queste ragioni perdiamo nel confronto con la proposta alberghiera delle altre nazioni e, per gli stessi motivi, i tour operator hanno grosse difficoltà nel proporre e vendere le strutture presenti sul territorio nazionale tanto agli italiani quanto agli stranieri, che si vedono 'costretti' a scegliere altre destinazioni che propongono un'offerta ricettiva sicuramente più competitiva in termini di rapporto qualità/prezzo.
Di qui un problema che si ripercuote sull'intera filiera e ne è prova l'andamento negativo del prodotto Mare Italia rispetto al quale, anche nei momenti di picco stagionale, abbiamo assistito ad un calo di prenotazioni, dipeso quindi non solo dalla delicata congiuntura attuale. L'assenza di qualità, infatti, non paga mai e sottrae competitività, specie in un panorama di sempre più agguerrita concorrenza internazionale. Ben venga, dunque – ha concluso Filippetti – ogni azione, agevolazione e proposta dedicata alla 'rottamazione', ristrutturazione ed ammodernamento delle strutture ricettive italiane, poiché, a nostro parere, rappresenterebbe una politica utile a farci tornare stabilmente competitivi sul mercato e a generare indotto, a partire dall'edilizia fino al commercio, coprendo tutta la filiera".