Bocca: gli italiani hanno salvato destinazioni balneari, ma senza stranieri città arte in apnea

Per le città d’arte continua la lunga apnea da Covid cominciata e purtroppo mai finita a marzo 2020. Ma, mentre d’estate non si faceva sentire troppo, ora con l’autunno comincia davvero a bruciare. Gli italiani, che avevano tenuto vivo e attivo il turismo che prima della pandemia arrivava al 13% del pil, sono ormai irrimediabilmente tornati al lavoro e a studiare. E a settembre e ottobre alberghi e pensioni ma anche B%B, affittacamere e Airbnb di città come Roma, Firenze, Venezia ma anche realtà più piccole vivevano di turisti europei, americani, russi e dell’Est.

A fare il punto con l’ANSA, a pochi giorni dalla Giornata mondiale del turismo creta dalla Unwto, è il presidente di Bernabò Bocca. “Speriamo sempre – dice – di festeggiare la ripresa, nessun dubbio che ci sarà ma il problema è quando. Gli stranieri ancora latitano e in vari mesi dell’anno e in vari luoghi d’Italia sono fondamentali. E i tempi si stanno allungando. Bisogna considerare che molti di essi sono mercati altospendenti. Rispetto al 2020 siamo un po’ risaliti ma stiamo parlando di numeri “ridicoli” rispetto al 2019. Mancano gli americani, mancano i russi (il loro vaccino Sputnik non è riconosciuto in Europa), manca tutto il mercato del Far East (non solo Cina ma anche Taiwan, Corea e Giappone): insomma siamo una macchina a tre cilindri… Andiamo avanti ma senza spinte importanti”.

Bocca riconosce che agosto nelle destinazioni balneari è stato un mese ottimo: “Gli italiani sono rimasti in Italia – spiega – ed è andata molto bene ma ora sono tornati alle loro attività e il problema si sposta sulle città d’arte che sono quelle che hanno più sofferto nel 2020 e continuano a patire nel 2021. Con dati in miglioramento sul 2020 ma ancora lontani dalla normalità. Per fare un esempio secondo l’Istat nel 2020 le presenze dei turisti Usa sono state 914 mila, il 92,6% in meno rispetto al 2019, anno in cui rappresentavano l’8,8% delle presenze straniere in Italia. Le città d’arte nel 2020 hanno perso l’80% sul 2019 e, secondo me, il 2021 si chiuderà a un 40% sempre rispetto all’anno prima della pandemia. Quindi recuperiamo un pezzo ma non può essere sufficiente”.

E dice: “Non basta vedere due americani a piazza di Spagna e dire che sono tornati. Insomma solo a Roma abbiamo 1200 alberghi più tutto l’extralberghiero, con un’offerta del genere le presenze devono essere molte di più”. L’altra cosa che non funziona secondo Bocca è la mancanza degli eventi internazionali: “Andrà bene con il G20 a Roma, è andata bene con il festival di Venezia che ha fatto salire l’occupazione delle camere ma poi non c’è molto altro. Ormai lo sguardo è rivolto alla primavera 2022 ma speriamo che migliori la situazione in America dove ci sono il 50% di vaccinati e una grossa percentuale di No Vax. Noi siamo in contatto continuo con gli agenti americani: registrano grossissima voglia d’Italia ma al momento niente prenotazioni”.

Al di là di corridoi turistici e accordi tra Paesi, secondo Bocca, la soluzione per l’autunno è solo nelle vaccinazioni. “Il turismo oltreoceano tornerà solo quando si raggiungeranno in tutti questi paesi livelli di vaccinazioni alta e con vaccinazioni riconosciute in Europa. Noi in Italia stiamo andando molto bene da questo punto di vista”.

Tornando all’Italia secondo il presidente degli albergatori il Governo deve assolutamente intervenire sui costi fissi delle aziende che hanno l’acqua alla gola, come ad esempio l’Imu e i canoni di affitto. “E’ impensabile – sottolinea – che gli alberghi nel secondo semestre 2021 paghino un’Imu piena e i paghino i canoni d’affitto senza avere i crediti d’imposta che ci sono stati precedentemente. Bisogna intervenire sui costi fissi per permettere alle imprese di sopportare questo momento. Poi il turismo tornerà a dare al pil italiano la spinta che dava in precedenza”.

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