Cosa cambia nel mondo del turismo nel post covid: l’indagine del Ciset

Il turismo ha cambiato volto nell’arco di pochi mesi a causa della pandemia, accelerando cambiamenti strutturali che erano nell’aria. Per capire quali sono le nuove tendenze, Ciset ha realizzato un questionario sugli impatti e le prospettive del turismo ‘post Covid-19’.

Il primo dato emerso è il calo generalizzato del fatturato, a causa della contrazione della domanda: in rapporto ai 2 anni precedenti, il 30% stima un decremento annuale dal 50% al 75% e il 24% un decremento del fatturato per il 2020 superiore al 75%. Confrontando i due settori più rappresentati, hospitality e intermediazione, quest’ultimo subisce l’impatto più pesante con una diminuzione stimata di oltre il 75%. Cancellazioni o cali di richieste vengono registrati in maniera più considerevole per tutta l’estate, fino alla fine di agosto, sia per il settore dell’ospitalità che dell’intermediazione. Così si tradurrebbe, secondo i partecipanti all’indagine, il calo del 41% di arrivi stimato da Tourism Economics e riportato da ENIT nei suoi bollettini in continuo aggiornamento sulla situazione del settore turistico italiano.

Le strategie ritenute più efficaci per la ripartenza del settore turistico riguardano la riorganizzazione dei servizi offerti o lo sviluppo di nuovi prodotti, così come la comunicazione per offrire maggiori certezze e sicurezze ai propri ospiti. Diversamente, strategie di prezzo con l’applicazione di sconti o offerte promozionali sembrano iniziative non adatte alla situazione.

Rispetto alle competenze ritenute necessarie per la fase di rilancio, spicca la capacità di analizzare i dati per comprendere il sentiment della domanda, fornendo informazioni qualitative in grado di poter orientare le scelte strategiche. Anche la figura del project manager assume un ruolo rilevante per poter riorganizzare o introdurre nuovi prodotti/servizi. Si segnala poi l’analista dei costi e il performance manager, competenze da considerare in vista del ridimensionamento dell’offerta da parte degli operatori, costretti in molti casi a ridurre la propria disponibilità per garantire l’adozione dei dispositivi di distanziamento sociale.

Se la ripresa del turismo post COVID-19 sarà una sfida per tutti, può trasformarsi anche in opportunità per accelerare e favorire cambiamenti del modello di sviluppo turistico di cui già da molto tempo si discute. Gli intervistati sottolineano come sia necessario puntare su destinazioni meno affollate e più vivibili, cercando di limitare il “turismo di massa” per favorire una maggior qualità dell’offerta, con una maggiore attenzione alle esigenze dei clienti.

L’opportunità è quella di valorizzare destinazioni secondarie, ridistribuendo i flussi all’interno del territorio e creando maggiori connessioni.

Il turismo di domani dovrà riservare anche maggiore attenzione all’ambiente, favorendo una mobilità dolce e incentivando l’uso dei mezzi pubblici. Inoltre, gli intervistati suggeriscono di favorire un turismo di prossimità riducendo gli impatti legati agli spostamenti. Aspetto importante è anche quello della valorizzazione del Made in Italy e dei prodotti locali e di una maggiore cooperazione tra gli operatori turistici e con le istituzioni.

La flessibilità nelle prenotazioni, le misure sanitarie adottate dagli operatori e le iniziative messe in atto per monitorare e gestire i visitatori all’interno delle destinazioni, saranno elementi che assumeranno maggior rilievo nell’organizzazione del viaggio e della scelta della vacanza post COVID-19. Per gli intervistati, il viaggiatore chiederà più tutele e di essere messo a conoscenza di cosa dovrà pagare in caso di cancellazione. Le assicurazioni di viaggio per la copertura delle spese sanitarie svolgeranno un ruolo chiave e diventeranno probabilmente un requisito obbligatorio.

Nonostante le misure adottate, però, alcuni ipotizzano che il segmento dei viaggi di gruppo sparirà per poi riprendersi, ma con gruppi più piccoli di 10/15 persone al massimo. Difficilmente riprenderanno i grandi gruppi da più di 50 persone, mentre il segmento dei turisti over 65 sarà poco propenso al viaggio.

Il turismo si dirigerà verso le regioni che sono risultate più virtuose nella gestione dell’emergenza: verranno privilegiati quei territori che danno un senso di sicurezza ed esclusività come isole resort, luoghi poco affollati che offrono un’immersione nella natura ed esperienze autentiche locali.

È la domanda domestica a recuperare più velocemente rispetto a quella internazionale. Questo non solo perché gli spostamenti nazionali sono quelli che prima hanno visto revocare i propri divieti, ma anche per la percezione di maggior sicurezza e di maggiore affidabilità che i turisti hanno per viaggiare all’interno del proprio Paese.

Le ripercussioni si faranno sentire a lungo nel settore turistico e la ripresa sarà lenta. Il 37% dei partecipanti stima che gli effetti negativi impatteranno per almeno un anno, mentre il 27% afferma anche oltre. ENIT stima il recupero dei viaggi domestici in Italia ai livelli del 2019 solo a partire dal 2022, mentre per quelli internazionali si dovrà aspettare almeno l’anno successivo.

Gli impatti non si manifesteranno in modo uguale per tutti. I viaggi a lungo raggio faranno più fatica a riprendere rispetto a quelli di medio e corto raggio, rendendo più vulnerabili quelle destinazioni maggiormente dipendenti da turisti provenienti da mercati lontani. Non solo, anche la stagionalità così come la tipologia di destinazione influirà sulla ripresa: per gli ex masterini infatti, nel 2020 si preferiranno viaggi in quelle destinazioni in grado di offrire contesti e paesaggi naturalistici piuttosto che città d’arte, siano esse più o meno conosciute. Verranno ricercate anche destinazioni secondarie legate a produzioni enogastronomiche e tradizioni locali (turismo del paesaggio culturale). Turismo all’aria aperta, turismo enogastronomico e turismo attivo, saranno i prodotti maggiormente ricercati.

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