Covid, Cina contraria ai tamponi ma Ue li vuole alla partenza

La Cina non ha gradito le precauzioni adottate da diversi Stati imponendo tamponi a chi arriva dal suo territorio dopo l’aumento dei casi Covid. Una mossa che Pechino, nel timore di un isolamento internazionale, ha giudicato “non scientifica e quindi, inaccettabile” e minacciando “contromisure, sulla base del principio di reciprocità”.
“Mi sembrano misure normalissime – ha replicato il ministro degli Esteri Antonio Tajani – Fare un tampone non ha nulla di offensivo né limitativo delle libertà personali. È un provvedimento normale per evitare che si diffonda il Covid e a tutela della salute degli italiani”. Dall’8 gennaio anche in Francia scatterà l’obbligo del tampone.

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) assicura che la nuova ondata di casi in Cina “non influirà sulla situazione del Covid-19 nell’Ue”, ma i Paesi europei che hanno già deciso di controllare i passeggeri in arrivo non intendono fare passi indietro, anzi “la grande maggioranza dei 27 vuole che i test siano fatti alla partenza”, ha fatto sapere la Commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides.
Intanto il Giappone ha deciso ulteriori misure di controllo alle frontiere per chi arriva dalla Cina, nel tentativo di arginare l’ondata di nuovi contagi. Lo ha annunciato ai media il premier nipponico Fumio Kishida, spiegando che da questo sabato i visitatori dalla Cina dovranno presentare un tampone negativo prima imbarcarsi verso il Giappone, e sottoporsi ad un ulteriore test all’arrivo. Le autorità nazionali continueranno inoltre a garantire che non ci sia un aumento esponenziale dei voli diretti dalla Cina.

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