Direttiva pacchetti, ministero a fianco degli operatori

Il ministero del Turismo è in stretto contatto con le associazioni del turismo organizzato che hanno espresso viva preoccupazione per la bozza di rapporto della Commissione Mercato Interno e Protezione del Consumatore (Imco) del Parlamento europeo sulla proposta di revisione della Direttiva Ue 2015/2302 sui pacchetti turistici (vedi news).

In particolare, la formulazione attuale dell’articolo 12, che disciplina il recesso per circostanze eccezionali e imprevedibili, è considerata troppo aperta a interpretazioni soggettive, potenziali cause di contenziosi. Motivo per cui – sottolinea una nota del Mitur – il dicastero sostiene la necessità di adottare un approccio equilibrato e proporzionale che tenga conto di tutti gli attori del settore, in maniera tale da garantire un razionale bilanciamento dei diritti dei viaggiatori e delle imprese, anche in tema di acconti e di garanzie.

“Siamo convinti che assicurare chiarezza e certezza giuridica al testo finale, tenendo pienamente conto degli effetti diretti e indiretti, è l’unico modo in cui la Direttiva favorirebbe realmente l’equità del settore e contribuirebbe a perseguire effettivamente l’interesse dei consumatori finali – dichiara la ministra Daniela Santanchè -. Così facendo, riusciremmo a evitare obblighi insostenibili per gli operatori del comparto, perlopiù piccole e microimprese che costituiscono il tessuto dell’industria turistica, scongiurando una pericolosa regressione del mercato. Il nostro obiettivo è supportare un settore turistico equo e sostenibile, dove i viaggiatori possano sentirsi al sicuro e le imprese possano prosperare”.

Anche Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato e responsabile del dipartimento Turismo della Lega, esprime le sue preoccupazioni sulla modifica della Direttiva Pacchetti: “Le nostre imprese non possono finire schiacciate dai colossi multinazionali, a causa di norme che limiterebbero la concorrenza solo a chi può contare su un’alta liquidità e un cospicuo numero di dipendenti. Nessuno vuole mettere in discussione i diritti dei consumatori, ma esiste anche il diritto delle imprese a sopravvivere e l’Europa deve difenderlo”.

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