É stata un’estate dolceamara quella targata 2024. Se lo scorso anno tutti i dati hanno confermato una stagione da record per il turismo italiano, quella appena conclusa è stata all’insegna di aspettative disattese e risultati altalenanti, con qualche eccezione che ha sospinto al rialzo la media nazionale. Lo rileva l’Osservatorio Mr PRENO, centro di raccolta dati della società TITANKA! Spa, che riporta un +3,7% della domanda, un +10,6% di prenotazioni confermate e un +12,4% dei ricavi (i prezzi sono aumentati in modo elevato per i maggior costi che le aziende devono fronteggiare come inflazione, tassi dei mutui e aumento di beni e servizi).
Chi è riuscito a fare decisamente bene, in un anno caratterizzato da un giugno molto piovoso e inflazione alle stelle, sono il Trentino Alto-Adige e il Veneto. Sempre secondo i dati hanno infatti sperimentato una crescita della domanda rispettivamente del +9% e +7%, numeri in controtendenza rispetto alle località marittime, anche grazie alla forte presenza straniera proveniente principalmente dal mercato GAS (Germania – Austria – Svizzera), dove la posizione geografica di queste regioni gioca un ruolo fondamentale unita alla sempre alta qualità delle strutture ricettive presenti.
A seguire Puglia e Marche (+8% e +5%); regioni, spiega il fondatore dell’Osservatorio Mr PRENO e di TITANKA! Spa Marco Baroni, “completamente diverse tra loro ma accomunate da un turismo più naturalistico, con spazi più ampi e lontane dalla confusione tipica delle regioni ad alta densità di turismo come le città d’arte. Questi numeri, molto interessanti, sono sostenuti dalla crescente e continua domanda per il comparto del turismo all’aria aperta, pensiamo ai Camping Village che continuano a crescere, in particolare nella Riviera Marchigiana”.
Un forte calo di prenotazioni riguard alcune delle località storiche del turismo italiano, come Emilia-Romagna e Sicilia ma anche Basilicata e Molise. Nonostante un’estate torrida, infatti, le regioni del Sud Italia hanno sofferto e non poco registrando un calo del 4,5% della domanda rispetto al 2023 dove, oltre ai problemi sopra elencati, si aggiunge quello delle temperature sempre in maggiore rialzo.
Discorso diverso per l’Emilia-Romagna. “Tra le destinazioni dove le difficoltà sono state maggiori – spiega Baroni – troviamo di certo la Romagna con le province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e Ferrara dove si registra, rispetto al 2023, un calo del 5,3% della domanda, calo che risulta essere ancora più marcato se consideriamo la pesante e drammatica alluvione del 2023
. I fattori più determinanti di questo significativo calo possiamo sicuramente assoggettarli all’inflazione ancora molto alta, ai problemi causati dalle mucillagini, che hanno colpito tutto l’Alto Adriatico, e all’aumento dei prezzi non sempre commisurato al servizio offerto”.
Non mancano però le buone notizie, su tutte la tenuta del mercato domestico che non ha rinunciato alle vacanze, ma ha semmai limitato le spese e modificato le proprie abitudini di soggiorno prenotando con grande anticipo cercando il risparmio oppure diminuendo le proprie aspettative.
“Questi sono stati alcuni dei fattori più rilevanti e caratterizzanti della stagione 2024 – ha detto Baroni – uniti al fatto che l’intero mese di giugno è stato in quasi ogni parte d’Italia un mese di piogge, freddo e meteo non favorevole il che ovviamente ha portato a disdette e mancate prenotazioni. Al contempo non dobbiamo dimenticare che in Italia la media camere per hotel è di circa 33 unità; quindi, le strutture sono spesso troppo piccole e talvolta obsolete per rimanere al passo con il mercato e consentire una gestione maggiormente imprenditoriale basata su numeri, scalabilità e progettualità futura. Allo stesso modo, le strutture più piccole hanno al loro interno un vantaggio competitivo enorme che devono sfruttare a loro favore: sono strutture Human to Human, ovvero che fanno del contatto con l’ospite un valore aggiunto enorme che gli consente di farli tornare – anno dopo anno – abbattendo in questo modo costi pubblicitari sempre più alti. La domanda che dobbiamo porci per il futuro è come e se il mercato potrà reggere questi continui aumenti dove, nella stragrande maggioranza dei casi, non sono supportati da un rinnovamento delle strutture e da un servizio migliore. Il 2025, sotto questa prospettiva, non sarà un anno per nulla semplice, sicuramente più duro e difficile del 2024”.