Estate, Fipe: stagione debole, ma non debacle

Per gli esercenti calo di turisti dell’1,3% a luglio e -0,2% ad agosto

È di moda la vacanza mordi e fuggi. E se la nuova tendenza fa soffrire chi incentrava gli affari in maniera esclusiva sulla stagione estiva, le microvacanze sembrano favorire il sistema turistico nel suo complesso. La conferma arriva da un’indagine del centro studi Fipe, basata sulle risposte fornite dai gestori di pubblici esercizi in grado di intercettare qualsiasi forma di turismo. Dall’analisi condotta su riscontri reali e non sulle intenzioni dei vacanzieri risulta che per il 60% degli esercenti giugno e soprattutto luglio sono trascorsi sottotono e si spera in un andamento migliore per le settimane di agosto. Per uno su quattro poco è cambiato, mentre il 15% degli intervistati ritiene che le cose siano andate perfino meglio. Il quadro si fa meno grigio includendo, nelle valutazioni degli intervistati, anche le aspettative su agosto, mese decisivo per le sorti dell’intera stagione. Sulla base delle indicazioni fornite dagli operatori, la stagione estiva 2009 potrebbe chiudersi con una leggera flessione del movimento turistico stimabile in meno di un punto percentuale (-0,8%), ovvero una perdita di 3,6 milioni di presenze. E’ luglio il mese con la flessione più consistente pari a -1,3% mentre agosto pare mantenere le posizioni dell’anno scorso con una flessione marginale (-0,2%).
“L’estate turistica mostra qualche prevedibile debolezza, ma non sarà una debacle – sottolinea Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe – perché alle ferie estive non si rinuncia, nemmeno in periodo di crisi”. Le nuove tendenze dei turisti si sono però tradotte in termini di fatturato in una perdita di circa 1,2 miliardi di euro per i primi due mesi estivi, pari a un -3,7% rispetto al 2008. Per quanto riguarda le destinazioni, il calo maggiore si registra nelle località di montagna e nei laghi, perdono poco le località di mare, mentre sembrano tenere le città d’arte e i centri minori. La perdita del turismo straniero riguarda maggiormente tedeschi, francesi e olandesi, americani e giapponesi, gli ultimi due penalizzati anche dalla rivalutazione dell’euro.

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