Niente sold out per l’Epifania, resiste solo la montagna

Niente pienone per il weekend della Befana. Da una parte, la variante omicron del virus covid 19 che ha provocato la drammatica quarta ondata dei contagi proprio nel pieno delle festività natalizie. Dall’altra una crisi economica crescente che continua a penalizzare le aziende di tutta la filiera turistica.

A tracciare una previsione è Federalberghi secondo cui la montagna “resiste” sino al 9 gennaio (si tratta di un tasso di occupazione mediamente del 60%) ma per i periodi successivi ci sono pochissime prenotazioni. Nessuna località annuncia il “tutto esaurito”. Le città d’arte sono al minimo storico, mediamente sotto il 30%. Il turismo straniero è pressoché assente ed i prezzi stessi risultano essere in calo. Al mare e ai laghi, molte delle strutture che solitamente venivano tenute aperte per le festività, sono state chiuse dopo Capodanno o addirittura non hanno aperto per nulla.

“La situazione è drammatica – afferma Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi – C’è grande preoccupazione. Il comparto non vive solo delle festività natalizie, un periodo peraltro che, già di suo, non ha potuto offrire grandi performance. Gli imprenditori del ricettivo sono estremamente allarmati per lo scenario che si presenterà da metà gennaio in poi. Oppressi dalle difficoltà causate dalla pandemia e dalle ulteriori misure restrittive imposte dal Governo che fanno da deterrente agli arrivi del turismo straniero, fanno fatica a vedere la luce in fondo al tunnel. La domanda dall’estero è ai minimi – prosegue Bocca – e la situazione si è aggravata in seguito all’impossibilità di accogliere in albergo coloro che sono stati vaccinati con un vaccino non riconosciuto dall’EMA. Inoltre, la totale assenza di prenotazioni per i prossimi mesi rende impossibile qualunque programmazione per le attività aziendali: così abbiamo il buio davanti a noi”.

Non bisogna dimenticare, ricorda la Federalberghi, che molte strutture sono chiuse e molte torneranno a chiudere, anche in considerazione dell’aumento considerevole dei costi di gestione (in primis gas ed energia elettrica).

“Le imprese sono allo stremo delle forze anche a causa del venir meno del sostegno dello Stato – conclude Bocca – Già nel secondo semestre 2021 sono venuti a mancare il credito d’imposta sugli affitti e l’esonero dal pagamento dell’IMU, mentre il 31 dicembre hanno avuto termine la moratoria sui mutui e la cassa integrazione covid. Di questo passo sarà quasi impossibile per le nostre aziende immaginare un futuro”.

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