Ombrelloni chiusi: in tutta Italia va in scena lo sciopero dei balneari

Ma Federbalneari non aderisce e Gnudi replica: stiamo lavorando a norme per valorizzare il settore

Ombrelloni chiusi (fino alle 11), ma cocomerate, aperitivi e caffè gratis per alleviare ai bagnanti i disagi del solleone. E' stata una protesta agro-dolce quella dei sindacati del settore balneare che ha preso vita stamattina in oltre 30 mila stabilimenti italiani (ad eccezione di Rimini e garantendo comunque i servizi di salvataggio).     
Sib-Confcommercio, Fiba- Confesercenti, Assobalneari Italia-Confindustria e Cna-Balneatori hanno deciso di negare l'ombra per una manciata di ore per dire 'no' alle aste delle concessioni demaniali previste dall'Unione europea con la direttiva Bolkestein, a partire dal primo gennaio 2016, e anche per manifestare contro il silenzio del governo rispetto ai problemi della categoria.   
Ma proprio oggi, il ministro per il Turismo Piero Gnudi, non è rimasto zitto. "Sulle concessioni balneari – ha detto – cercheremo di interpretare le norme europee in modo che sia anche l'occasione per stabilizzare il settore e far si che si possa investire in modo che le nostre spiagge siano sempre più attraenti. Per questo stiamo elaborando un provvedimento e lo stiamo elaborando tenendo ben presente l'importanza che ha per il turismo italiano l'industria balneare che rappresenta il 30%, quindi – assicura Gnudi – vogliamo fare un provvedimento che migliori l'offerta balneare e non la penalizzi. Stiamo cercando di costruire una strategia per rilanciare il turismo, poi sarà compito dei nostri successori attuarlo".
Alla protesta non ha aderito Federbalneari. Per il presidente Renato Papagni, "la protesta non è la strada giusta per risolvere il futuro delle concessioni demaniali. Stiamo conducendo un delicato lavoro di dialogo con il Ministero del Turismo e degli Affari Regionali  che ha dato più volte segnali di interesse ad attenzione per i problemi che attanagliano il settore, una bozza di disegno di legge  è già in cantiere".
Contrario allo sciopero ma soprattutto al tema delle concessioni è Legambiente: "Il 90% dei 3.534 chilometri di spiagge italiane è concesso ai privati per cementificare, lucrare e costruire barriere. Eppure, il demanio è il bene pubblico per eccellenza, è inutile chiudere gli ombrelloni poche ore per protesta dopo aver rovinato con cemento e barriere le spiagge. Diciamo stop alle barriere, stop alle baraccopoli di cemento sulle spiagge, stop agli accessi negati alla battigia. L'accesso al mare è un diritto che non dev'essere pagato".

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