Torna Best in Travel, ma per il 2021 Lonely Planet rivoluziona tutto

Trenta mete e idee individuate con criteri nuovi rispetto al passato, che premiano sostenibilità, senso di comunità e apertura alla diversità. L’emergenza Coronavirus non ferma la guida Best in In Travel di Lonely Planet, che torna a orientare i viaggi nell’edizione 2021, proponendo un approccio che guarda non solo ai luoghi, ma soprattutto alle persone che stanno apportando un contributo significativo al modo di viaggiare.

“A partire dal 2021 – spiega il ceo di Lonely Planet, Luis Cabrera – il viaggio sarà un esercizio molto più rispettoso e attento di quanto non sia mai stato in passato. I viaggiatori stanno cautamente riaffacciandosi al mondo e lo fanno avendo cura che l’impatto sulle comunità che li ospitano sia positivo. In quest’anno in cui il nostro mondo si è fermato, ci siamo guardati allo specchio per riflettere su quale sia il modo migliore di incoraggiare i nostri lettori a viaggiare in modo responsabile e a diventare fautori di un cambiamento positivo. E ci siamo resi conto che per riconsiderare i viaggi post 2020 dobbiamo prima di tutto reinventare noi stessi. Per questo motivo abbiamo aggiornato le nostre pratiche editoriali in modo da dare maggiore risalto a voci locali ed eterogenee. Abbiamo inoltre deciso di fare un Best in Travel diverso dagli altri anni, segnalando luoghi e persone che dimostrano un autentico impegno a favore della comunità, della diversità e della sostenibilità”.

Per l’Italia premiato, nella categoria Sostenibilità, Le Vie di Dante (www.viedidante.it), iniziativa che raccoglie i percorsi tra Emilia Romagna e Toscana che seguono le orme del Sommo Poeta nell’anno in cui si celebrano i settecento anni della sua morte. Fiore all’occhiello di questo patrimonio fatto di borghi, castelli e pievi romaniche è il Cammino di Dante, un itinerario che unisce Ravenna, dove Dante fu sepolto, a Firenze l’amata città che gli diede i natali. Un altro premio per il capoluogo toscano, questa volta nella categoria Comunità, è andato a ‘Girl in Florence’, il blog di Georgette Jupe che, è stato spiegato, “offre ai viaggiatori un legame più profondo con la città più importante d’Italia dal punto di vista culturale, vista attraverso gli occhi di artisti e artigiani locali, negozi indipendenti e residenti stranieri”.

Nella categoria Sostenibilità, premiati tra gli altri il Programma per la fauna selvatica in Ruanda, con l’International Gorilla Conservation Programme; le Destinazioni emergenti ad Antigua e Barbuda, in prima linea nell’impatto del cambiamento climatico; il Viaggio in treno Rocky Mountaineer, in Canada, un’opzione di slow travel che ha adottato misure per ridurre le emissioni di anidride carbonica; la Cucina in Grecia, tra mercati di prodotti bio e la varietà di erbe selvatiche; il Grootberg Lodge, Namibia, un lussuoso lodge a basso impatto ambientale; il soggiorno urbano a Goteborg, Svezia, città mira infatti a raggiungere l’indipendenza dai carburanti fossili entro il 2030.

Nella sezione Comunità, sono state premiate le iniziative di quelle persone che lavorano per offrire ai visitatori esperienze autentiche, valorizzando delle comunità locali. Tra queste Invisible Cities, che offre a ex senzatetto l’opportunità di diventare guide turistiche nella propria città; i soggiorni in case private in Kazakistan; l’ospitalità familiare delle Isole Faroe; la riqualificazione urbana di Medellín, in Colombia; il trekking nelle comunità in Etiopia.

Nella categoria Diversità premiate le storie che danno voce a fasce di viaggiatori che spesso non trovano modo di essere considerati. Tra queste le iniziative di Gabby Beckford per incoraggiare la Generazione Z a vedere il mondo e ad aumentare la rappresentanza nera nell’industria dei viaggi; il Costa Rica, un vero paradiso per chi si muove su una sedia a rotelle; la Cucina indigena di Wellington, in Nuova Zelanda; la storia di integrazione di Jeff Jenkins che usa il suo blog Chubby Diaries per fornire informazioni pratiche ai viaggiatori oversize; i viaggi per la comunità LGBTIQ+, ispirati dal blog si Karl Krause e Daan Colijn; i gullah-geechee delle Sea Islands, che hanno conservato il retaggio culturale africano più ricco degli Stati Uniti.

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