Il virus cinese fa paura al turismo. Si temono ripercussioni anche su mercato Usa

Doveva essere l’anno della cultura e del turismo Italia-Cina, con la previsione di circa 4 milioni di turisti cinesi in Italia, e invece il Coronavirus fa tremare tutto il comparto del mondo dei viaggi, tra cancellazioni e disdette, paura e penali.

Per l’Italia il mercato cinese è tra i più importanti sia in termini di grandezza che per capacità di spesa (i visitatori del paese del Dragone muovono oltre 650 milioni di euro con un incremento quasi del 41% lo scorso anno) e la paura legata alla propagazione del virus rischia di generare una serie di ripercussioni economiche su tutto l’indotto.

“Per il turismo il contraccolpo è già stato immediato – commenta con l’ANSA il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca – ma ci stiamo preparando a contare danni ancora più gravi. E non saranno perdite indifferenti, possiamo già dirlo. Sono infatti convinto che ancora non abbiamo percepito la vera dimensione del problema e che ancora non sappiamo assolutamente tutta la storia. Penso che purtroppo il peggio debba ancora venire. Noi di cancellazioni e disdette ne stiamo già vedendo moltissime, specialmente a livello di gruppi e tour operator. La nostra speranza – ragiona Bocca – è che il fenomeno rimanga circoscritto in Cina. Se i contagi si allargassero in tutta Europa questo significherebbe metterci in difficoltà anche su tutti gli altri mercati. Penso ad esempio al mercato americano, che è molto sensibile a questi fenomeni. Se cominciassimo a parlare di casi a Parigi, casi a Londra, casi in Italia gli americani si tirerebbero indietro senza dubbio”.

“Il mercato del Far East – dice il presidente degli albergatori italiani – è molto importante per gli alberghi in questo periodo di bassa stagione (che corrisponde al loro Capodanno in cui viaggiano molto) ed è una grossa fonte di business. Nelle ultime ore abbiamo avuto una cancellazione di 50 camere per febbraio… Poi bisogna considerare che è un danno per gli alberghi di fascia lusso (perché il turista individuale è un turista con alta capacità di spesa) – considera ancora Bocca – ma anche per tutti gli alberghi di fascia medio-alta perché i gruppi spendono di meno sull’accomodation e spendono tantissimo nello shopping, altro settore che sarà molto danneggiato”.

Da parte sua, Astoi Confindustria Viaggi registra cancellazioni e un comprensibile calo di preventivi e di richieste per partenze e viaggi in Cina. “Ai clienti che avevano già effettuato prenotazioni per viaggi imminenti verso le aree interessate – spiegano – vengono proposte destinazioni alternative e, qualora si tratti di partenze future a medio o lungo termine, i clienti vengono invitati ad attendere l’evolversi della situazione”.

A fare i numeri dei connazionali che vanno in Cina per turismo o lavoro è Ivana Jelinic, presidente della Fiavet (“Ogni anno sono 200 mila italiani”) che ricorda come tutta l’area attorno a Wuhan sia interdetta ma anche molti dei monumenti cinesi anche a Pechino e Shanghai, solitamente maggiormente affollati, siano chiusi al pubblico.

Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi Confesercenti, ricorda come sia opportuno “evitare i viaggi “fai da te” e rivolgersi a operatori professionali che sono direttamente in contatto sia con gli operatori locali sia con gli uffici della Farnesina”.

Infine, Confturismo sta monitorando con molta attenzione la situazione, in collaborazione con l’Organizzazione europea dei tour operator e agenzie di viaggio ECTAA. “I danni economici per il settore in Italia – spiega Confturismo – saranno calcolabili in funzione della durata degli effetti dell’epidemia e del conseguente blocco dei flussi turistici cinesi. E’ di tutta evidenza che la situazione cambierebbe di molto in presenza di un quadro di riferimento diverso, quello di una vera e propria pandemia, vale a dire del rapido diffondersi del virus tra stati e continenti”.

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