Airbnb, pro e contro nel mondo. In Italia vale lo 0,2% del Pil

Grazie ad una nuova norma il colosso degli affitti brevi online Airbnb, sarà responsabile ‘in solido’ sul pagamento delle tasse da parte del privato. Lo Stato di New York, qualche settimana fa, aveva deciso di sanzionare con multe fino a 7.500 dollari chi pubblicizza la propria abitazione sul sito, prima di sospendere la misura in seguito al ricorso dell’azienda californiana ed in attesa di conoscerne l’esito.

Anche a San Francisco Airbnb ha dovuto fare i conti con il comune che voleva limitare il numero di notti che si potevano acquistare annualmente sulla app, prima che la mina fosse disattivata grazie a un referendum. Ed in diverse capitali europee, come Berlino, le norme non sono proprio favorevoli all’azienda californiana. Tutt’altra musica in Giappone, dove, alla luce degli effetti positivi sull’economia turistica, nella città di Osaka si è scelto di semplificare la normativa per favorire l’utilizzo delle tante case sfitte.    

Polemiche anche in Italia dove a Firenze, grazie a un accordo tra il Comune e Airbnb, gli alloggi in affitto per brevi periodi sono stati sottoposti per la prima volta in Italia alla tassa di soggiorno. Una misura insufficiente per Federalberghi, che ha recentemente tuonato contro la società di San Francisco, sostenendo che non si tratta di attività occasionali, né di forme integrative del reddito, ma di vere e proprie attività economiche attraverso le quali si alimenta il sommerso. Tesi respinta da Airbnb, secondo cui la grande maggioranza (87%) degli host pubblica sulla piattaforma solamente 1 o 2 annunci. A giugno, in difesa delle realtà come Airbnb, ma anche Uber, è intervenuta la Commissione Ue affermando che il divieto totale di queste attività deve essere solo una misura estrema.    

I numeri del mercato in Italia sono considerevoli: la stessa community ha fatto sapere che nel 2015 ha portato 3,4 miliardi (0,22% del pil) all’economia del Belpaese, supportando l’equivalente di 98.400 posti di lavoro. Un modo di viaggiare che e’ stato scelto da 3,6 milioni di ospiti in Italia e 1,34 milioni di residenti italiani all’estero; un modo di dare ospitalità scelto da 82.900 italiani che hanno guadagnato in media 2.300 euro a testa all’anno condividendo il proprio alloggio per circa 24 notti. Secondo Federalberghi, inoltre, il portale Airbnb ad agosto 2016 poneva in vendita in Italia 222.786 strutture (erano solo 234 nel 2009).

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