Nel turismo siciliano, contrariamente a quanto avviene in matematica, i numeri non contribuiscono a dare certezze ma alimentano confronti serrati ricchi di polemiche e privi di soluzioni. L’ultima in ordine di tempo è stata originata a Cefalù dal primo cittadino della città normanna che accusa Francesco Randone, delegato di Federalberghi Cefalù, di diffondere dati non realistici, considerati strumentali contro l’amministrazione. Ma lo stesso Randone, in una lettera, smentisce il sindaco Rosario Lapunzina citando fonti nazionali autorevoli ma che possono risultare anche parziali.
Come poco aggiornati sembrando ancora essere i dati dell’Osservatorio Turistico dell’assessorato regionale al Turismo che, dai tempi dello scioglimento delle Aapit, non riesce a fornire dati certi e tempestivi, nonostante l’impiego di un nuovo software, non sempre compatibile ad interfacciarsi con i sistemi telematici degli albergatori, e quest’ultimi non sempre solerti a fornire dati aggiornati sugli arrivi e sulle presenze.
Insomma, nulla di nuovo sotto il sole se non lo specchio di una realtà confusa ed approssimativa, la cui soluzione possibile sembra essere affidata ad una mini-rotazione interna di dirigenti e funzionari dell’Assessorato, voluta dall’Assessore Barbagallo che, al quotidiano La Repubblica, ha dichiarato di voler tenere d’occhio i dati in tempo reale. Condivisibili le intenzioni ma insufficienti e non risolutive le soluzioni proposte anche se a conforto di tale tesi vengono sciorinati numeri e percentuali indicative più di una tendenza che di una certezza.
Ma al di là dei freddi dati e delle sterili polemiche, il turismo siciliano sembra vivere un momento magico contribuendo a rianimare l’industria dell’ospitalità e dell’accoglienza, colpita da oltre sette anni da una crisi economica senza precedenti che ha acuito tutte le criticità derivanti dalla mancanza di strategie complessive, di un modello di organizzazione adeguato alle mutate esigenze del mercato, dal perverso e sempre più diffuso fenomeno dell’abusivismo e degli abusi diffusi. Un clima inquinato anche dalla totale mancanza di regole certe e di un clima politico sociale ed economico degenerato ed avvelenato.
Ed è amaro ammettere che la drammatica crisi internazionale sta favorendo la Sicilia turistica, nonostante le innumerevoli criticità non contribuiscano a rendere più produttiva e più attrattiva questa nostra offerta che, seppur priva di solide fondamenta, rischia di crollare al primo sussulto. Questo il vero rischio, già verificato e vissuto. Il turismo, è stato dimostrato in questi sette anni, nonostante tutto e nonostante tanti, rimane il settore economico più produttivo che riesce a spalmare, in maniera omogenea, ricchezza sul territorio. Una ricchezza che non può essere occasionale o spontanea, ma che va ricercata, coltivata, curata e consolidata con atti di buon senso e di buon governo, perché il nemico non siamo noi, ma gli altri, quelli che uccidono per destabilizzare diffondendo paura e dolore.