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Piazza Armerina: ma il traino Villa del Casale dove è?

Michelangelo Trebastoni irigente responsabile del Servizio regionale turistico di Piazza Armerina

La Villa Romana ha aumentato il numero dei visitatori ma neanche il 10% dei paganti si reca a Piazza Armerina per un caffè. Gestito così, questo sito è fine a se stesso e se non si soccorrono gli albergatori a riempire gli hotel, Piazza Armerina non riuscirà ad uscire dalla forte crisi. Gli imprenditori della ricettività sono già costretti a pensare a misure alternative per salvare le loro strutture, riconvertendole da ricettività alberghiera a quella assistenziale per gli immigrati. Da qui a due anni massimo, nessun turista o visitatore potrà trovare in città una camera per soggiornarvi.

Il biglietto unico per l'ingresso al sito Unesco ha aiutato l'economia locale o ha solo danneggiato le aspettative dei ristoratori, degli operatori privati dei servizi ed esercenti bar, negozi ed attività ricettive alberghiere ed extra alberghiere della città dei Mosaici? 

Il fatto, poi, che ancora, dopo ben quattro mesi, non sia stato firmato dal dirigente preposto alla guida del servizio regionale locale della Villa il piano degli interventi comunali di promozione e valorizzazione a valere sul capitolo 5.000, afferente agli incassi del 30% dei biglietti del sito archeologico che il l'ente locale incamera nel proprio bilancio, non ha ulteriormente rallentato l'esigua attività di sostegno alla asfittica economia armerina?

A questo punto è giunto il momento di adoperare i regolamenti approvati dal consiglio comunale della scorsa legislatura relativi al settore del turismo nel campo dei soggiorni culturali, del turismo scolastico, di quello congressuale e della promozione, inserendoli, se é il caso, nella convenzione tra il Comune e la Villa Romana.

Non possiamo contare sui nostri deputati ed amministratori regionali? Ricostituiamo un tavolo locale, intanto, cui vengano invitati coloro che hanno titolo e ruoli per consigliare ed indicare vie e mezzi, senza se e senza ma. Non servono intuizioni o ricette particolari né esperti internazionali, solo capacità di ascolto. La nostra professione, anche senza professionalità, deve essere al servizio del territorio e per lo sviluppo dello stesso, non finalizzato alla conservazione del nostro ruolo.    

Sopratutto, però, non si perda altro tempo. Domani potrebbe essere già troppo tardi.