Sotto il sole di un inverno sconsolatamente asciutto e mite cominciano a delinearsi le proporzioni del disastro economico arrecato dalla mancanza di neve all’economia della Granda. Piste da sci ridotte a una malinconica striscia bianca in un paesaggio arido e spoglio e impianti di risalita fermi o funzionanti a singhiozzo promettono previsioni nefaste per l’indotto degli sport invernali. Su queste amare premesse s’inseriscono le dichiarazioni di Ferruccio Dardanello, presidente della Camera di Commercio di Cuneo, che invita le istituzioni competenti a muoversi, dichiarando uno stato di calamità naturale analogo a quello in cui i danni economici sono provocati, per contrasto, dall’eccessiva generosità di precipitazioni. I danni accumulati sino a ora sono ingenti, specie per una economia provinciale qual è quella di Cuneo, in cui la pratica dello sci rappresenta una voce importante del bilancio economico. La carenza di precipitazioni ha già prodotto un calo notevole dei livelli occupazionali nel settore turistico, con addetti agli impianti costretti all’inattività, stagionali non assunti, strutture alberghiere in crisi, seconde case vuote, settimane bianche in forse.